Reazioni positive dalle categorie professionali al provvedimento contenuto nel Decreto dignità che ha abolito lo split payment

Il Decreto dignità approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri, ha abolito lo split payment per i professionisti. L’art. 11 precisa infatti che lo split payment è abolito “per le prestazioni di servizi rese alle PA i cui compensi sono assoggettati a ritenute alla fonte a titolo di imposta o a titolo di acconto ai sensi dell’articolo 25 del DPR 600/1973.”

Il regime fiscale prevedeva che l’Iva sugli acquisti di beni e servizi effettuati dalle pubbliche amministrazioni dovesse essere versata dalla stessa pubblica amministrazione. Non quindi dal fornitore. La misura, introdotta dalla legge n. 190/2014 era nata per ostacolare e ridurre l’evasione fiscale e le frodi Iva.

Con il nuovo provvedimento dell’Esecutivo, quindi, i professionisti tornano ad avere maggiore liquidità, necessaria per investire nel loro lavoro.

In mancanza di una specifica sulle situazioni transitorie, lo split payment non dovrebbe più applicarsi alle fatture emesse dalla data di entrata in vigore del decreto. Lo stesso dovrebbe valere per le note di variazione in aumento, che sono comunque fatture positive. Le variazioni in diminuzione emesse dopo l’entrata in vigore del decreto, invece, dovrebbero seguire il regime dell’operazione originaria a cui si riferiscono.

Soddisfatti gli ordini professionali, in particolare i commercialisti. “Bene l’abolizione dello ‘split payment’ per i professionisti – ha affermato il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, lo avevamo detto da tempo. L’errore è stato metterlo”.

Reazione positiva anche da parte di Confprofessioni, il sindacato delle categorie di lavoratori autonomi iscritti ad Ordini e Collegi. Per il presidente Gaetano Stella, il provvedimento “restituisce dignità ai liberi professionisti”. “Avevamo sottolineato l’incongruenza del meccanismo della scissione dei pagamenti che grava sui professionisti, già soggetti alla ritenuta alla fonte a titolo di imposta sul reddito. Abbiamo lottato in tutte le sedi per rimuovere un provvedimento creato solo per ‘fare cassa’, e finalmente abbiamo trovato ascolto”.

 

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