Si può morire ancora oggi d’aborto? Lo spiega il prof. Mauro Paccosi, ginecologo dell’Ospedale Santo Spirito di Roma, in seguito alla morte di Gabriella Cipolletta, 19 anni, dopo un’interruzione di gravidanza all’Ospedale Cardarelli di Napoli.

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Dottor Paccosi, dopo la morte della giovane di Napoli viene spontaneo chiedersi se si può morire d’aborto ancora oggi?

M.P. «L’intervento a rischio zero come avevo già detto in altre occasioni non esiste. Senza creare inutili allarmismi si può morire anche per l’estrazione di un dente. Le complicazioni per un intervento come questo che è estremamente routinario, sono davvero rare e se si verificano sono molto lievi. Nella maggior parte dei casi le complicazioni sono legate a un aborto incompleto, dal materiale che residua o delle perdite che rimangono, un’infezione che può sopraggiungere per le ragioni più imprecisate. Può esserci una lesione dell’utero dovuta all’aborto ma è una cosa molto rara e di solito è anche poco importante».

Come si procede nell’intervento per l’interruzione di gravidanza?

M.P. «Innanzitutto si deve fare una disinfezione. Si tratta di un raschiamento, quello che gli inglesi chiamano dilatazione curettage, si dilata il collo dell’utero con i dilatatori di Hegar, uno strumento metallico con una punta un pò smussa, curly, conformato anatomicamente per ottenere una dilatazione del collo dell’utero in maniera tale da avere il diametro sufficiente per inserire una cannula di aspirazione, che è quella di Karman – di plastica e con delle finestre – che consente di aspirare la gravidanza. Dopodichè una volta svuotato l’utero bisogna dilatarlo nuovamente per finire di pulirlo e quindi inserire una cannula più grande – una curette – uno strumento fatto come una specie di cucchiaietto fenestrato che consente di grattare la superficie interna dell’utero e portare via tutti residui di materiale abortivo. Questo è il procedimento valido sia per un’interruzione di gravidanza viva sia per l’aborto spontaneo con embrione morto. L’intervento avviene in anestesia totale, si può fare anche in anestesia locale, ma si cerca ormai di evitare perché la locale è in realtà più pericolosa della generale. Sarebbe un’anestesia sui lati del collo dell’utero, ci sono arterie, c’è dunque il rischio di complicazioni da puntura, di allergie. Quella generale è dunque preferibile per il fatto che la donna non vuole conservare un ricordo».

Quando e come può scattare una complicazione fatale?

M.P. «Ci sono delle malattie intercorrenti come una coagulopatia. Qui nel caso della giovane di Napoli, solo l’autopsia ci può svelare cosa sia successo esattamente. Ora le semplici forature dell’utero sono abbastanza innocue, nel senso che si chiudono da sole. Diverso è se attraverso il foro si viene a lesionare un organo interno come l’intestino, la vescica, creando la necessità di intervenire. Nel caso trattato credo sia avvenuta un’emorragia fatale. I casi sono due: o un’atonia, ma è difficile per un aborto perché l’utero è molto più compatto e può avvenire più dopo un parto. Può essere un’emorragia da difetto della coagulazione, e anche in questo caso doveva essere un po’ capita dalle analisi. Può essersi verificata una lesione dei vasi durante la dilatazione, quindi le arterie uterine, provocando un’emorragia massiccia che è difficile da dominare. Solo attraverso un’isterectomia d’urgenza. Forse non hanno fatto in tempo. Come abbiamo detto solo il medico legale saprà dire come è morta questa ragazza. Tuttavia i casi di decesso per un intervento come questo sono bassissimi, quasi nulli direi. Soprattutto dopo la legge 194 che ha abbattuto i casi di donne che muoiono durante l’aborto. Veniva eseguito col ferro da calza da persone assolutamente incompetenti. L’aborto consisteva nell’entrare con un ferro appuntito con cui si bucava il sacco fetale e poi aspettavano un aborto spontaneo. È chiaro che la percentuale di infezioni e complicazioni era terrificante».

Lei ha mai eseguito un’interruzione volontaria di gravidanza?

M.P. «No, io non le faccio perché sono obiettore ma faccio dei raschiamenti per non aborti interruzioni (aborti spontanei). Di aborti per gravidanza interrotta ne faccio continuamente, come tutti. È l’intervento più comune che c’è in ostetricia e in generale nel campo della chirurgia. Consideriamo già solo il fatto che un quarto delle gravidanze finisce in aborto spontaneo. Tuttavia per quanto sia un intervento di routine non va mai affrontato con leggerezza. In questo caso forse un momento di anomalia può accadere anche a chi lo fa da decenni.

a cura di Laura Fedel

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1 commento

  1. salve, sono stata sottoposta ad un’interruzione di gravidanza volontaria. ho effettato il controllo dopo 12 giorni dall’intervento e i medici mi hanno diagnistucato un govacciolo vascolare pulsante. mi hanno detto che è presto e che dovrebbe riassorbirsi da solo. ho di nuovo il controllo tra una settinama.è normale in questo tipo di interventi? a cosa è dovuto?sono sana e ho 27 anni.

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