Le sempre più numerose aggressioni sugli operatori sanitari hanno conseguenze importanti sulla salute del 93% delle vittime. Ecco perché.
Non accenna a placarsi l’emergenza delle aggressioni sugli operatori sanitari. Secondo uno studio curato dalla D.ssa Marina Cannavò su oltre 300 operatori sanitari del DEA e del SPDC dell’Azienda Universitaria Policlinico Umberto I che svolgono la loro attività a contatto con i pazienti, circa il 93% di coloro i quali hanno subito aggressioni riporta conseguenze importanti sulla salute.
Disturbi del sonno, dell’alimentazione, peggioramento delle performance lavorative. Sono questi alcuni dei disturbi che colpiscono chi è stato vittima di violenza sul lavoro.
Le conseguenze delle aggressioni sugli operatori sanitari per il 51% delle vittime impattano sugli stili di vita.
Ma a farne le spese è anche la sfera emotiva, con sensazioni d’irritazione, rabbia, senso d’impotenza e delusione.
In base allo studio, circa il 60% riferisce una riduzione del benessere psichico e fisico (come per esempio depressione, esaurimento emotivo, depersonalizzazione, ipertensione, disturbi gastrointestinali).
Per il 54% degli intervistati, anche il lavoro ne fa le spese, con un calo di motivazione, più assenze e riduzione delle performance.
Un fenomeno in crescita, questo. Basti pensare che il 96% degli operatori ha assistito ad almeno un episodio di violenza e l’87% ne ha subito almeno uno.
Nel 33% dei casi le aggressioni arrivano dai parenti dei pazienti, il 17% dai pazienti stessi e il 28% da parenti e paziente insieme.
A innescarle sono spesso disturbi psicologici, problemi di droga e lunghe attese in pronto soccorso.
Nel 58% dei casi la violenza è scatenata infatti proprio da fattori organizzativi.
Nel 68% dei casi invece derivano da fattori ambientali come la non corrispondenza della qualità organizzativa e strutturale degli ambienti alle aspettative dei pazienti e/o parenti.
Ma anche assenza di informazioni e attese lunghe.
Lo studio, infine, si è occupato della percezione che hanno gli operatori sulle violenze prima che si verifichino.
Il 50% degli operatori è infatti riuscito a riconoscere i primi segnali di violenza e il 43% è riuscito a fermarla. Il 9% non è riuscito a vedere i segnali e l’8% non è riuscito a bloccarla
Infine, il 56% degli intervistati non segnala e l’89% non denuncia le aggressioni.
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