Per la vicenda di una neonata morta subito dopo il parto per un cesareo ritardato, quattro medici si trovano ora sotto inchiesta. L’accusa è omicidio colposo

Quattro medici sono indagati per il decesso di un neonato, morto a seguito di un parto cesareo ritardato. Questa, almeno, sarebbe l’ipotesi della Procura che ha aperto un fascicolo per omicidio colposo a carico dei 4 sanitari dell’ospedale “Panico” di Tricase. Il presunto caso di malasanità risale al 27 aprile del 2016.

I quattro, due ginecologi e due ostetriche in forze al nosocomio cittadino, dovranno ora rispondere di concorso in omicidio colposo, come notificatogli dal sostituto procuratore Stefania Mininni.

La vicenda

Tutto è avvenuto ad aprile di due anni fa. L’inchiesta è stata avviata subito dopo la denuncia presentata dal nonno della neonata, morta dopo il cesareo tardivo, ai carabinieri di Tricase.

Il nonno è assistito dall’avvocato Francesco Nutricati.

La madre della piccola, originaria di Gagliano del Capo, aveva trascorso una gravidanza regolare e senza nessun tipo di complicazione.

Al momento delle prime doglie, la giovane mamma si era recata in ospedale per il parto.

Giunta all’ospedale “Panico”, il travaglio era andato avanti in maniera anomala, secondo quanto messo nero su bianco dal nonno nella denuncia.

Oltre a essere particolarmente complicato e lungo, è durato diverse ore senza che la bimba riuscisse a nascere.

Solo dopo una interminabile attesa i medici avrebbero deciso per il taglio cesareo. La bimba era viva quando è stata estratta, ma purtroppo è deceduta dopo un’ora.

Secondo la Procura, a fronte dei rilievi cardiotografici già sospetti tra le 5.16 e le 8.00 del 27 aprile 2016 e inequivocabilmente patologici a partire dalle 8.20 i medici avrebbero ritardato troppo il taglio cesareo.

Il cesareo ritardato avrebbe portato a estrarre il feto solo alle 9.28 causando il decesso della neonata nel corso delle ultime fasi del travaglio di parto per “sofferenza ipossico-ischemica acuta”. Una ipotesi, questa, rafforzata anche da una consulenza affidata al medico legale Alberto Tortorella.

Si aprirà dunque un procedimento a carico dei 4 sanitari per accertarne eventuali responsabilità.

Gli indagati avranno ora modo di fornire la propria versione nei prossimi 20 giorni con un interrogatorio o con memorie scritte. I quattro sono difesi dagli avvocati Luigi Covella, Cosimo Casaluci, Donato Carbone, Michele Magrì e Stefano De Francesco.

 

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