Gli over 75 abbandonano più frequentemente la terapia. Ma se la domanda è cosa fare dopo un ictus la risposta è semplice: non smettere di curarsi
Abbandonare la terapia non è una buona idea. Eppure non sono pochi i pazienti che, dopo un evento acuto, si lasciano andare e non seguono le cure prescritte. Se il campione è selezionato tra la popolazione più anziana, allora aumentano i casi di coloro che, alla domanda cosa fare dopo un ictus , tendono a rispondere “niente”. Un comportamento che però, non è privo d’insidie.
L’aderenza media alle malattie cardiovascolari è pari al 76%. Ci sono quindi be 24 pazienti su cento che decidono di non seguire le terapie. Ad un anno da un evento acuto, questa media crolla. Ci sono dei farmaci, come ad esempio il coagulante warfarin, che vengono abbandonati troppo facilmente. Nel caso specifico, dodici mesi dopo l’ictus solo il 68% continua ad assumerlo. Scelte del genere però, non migliorano le aspettative di vita. Anzi, la non aderenza aumenta le recidive di eventi fatali e gravi da 3 a 7 volte. Nel Meeting di Rimini, dal 20 al 26 agosto, si parlerà anche di questo tema. I più a rischio sono gli over 75.
Gli over 75 sono i meno attenti, spesso perché si assumono già molti farmaci. Eppure “I principali problemi presentati dalla terapia nell’anziano- spiega il dottor Alessandro Boccanelli, dirigente medico di II livello azienda ospedaliera S. Giovanni Addolorata Boccanelli- sono la maggiore fragilità di fegato e rene, con conseguente pericolo di accumulo”. Per loro, se la domanda è cosa fare dopo un ictus la risposta del medico non potrà che essere la seguente: bisogna “eliminare i farmaci non strettamente necessari, tenere una ‘regia’ dei diversi farmaci specialistici, raccomandare caldamente al paziente ed ai familiari l’assunzione dei farmaci indispensabili, privilegiare i farmaci in monosomministrazione e – conclude Boccanelli- verificare periodicamente l’effettiva assunzione dei farmaci con il paziente e i familiari”.
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