La vittima è un ragazzo di 32 anni che ha subito danni cerebrali irreversibili alla nascita causati, secondo la perizia medico legale,  da un ritardo nell’espletamento del parto cesareo

La Corte di appello di Bari ha disposto un risarcimento di 4,6 milioni di euro a un 32enne rimasto tetraplegico alla nascita. I Giudici hanno riconosciuto la colpa medica nella gestione del parto, avvenuto nel 1987 presso l’Ospedale Umberto I di Altamura. Una condotta che, secondo l’accusa, avrebbe determinato danni cerebrali irreversibili al neonato.
La vicenda è riportata dalla Gazzetta del Mezzogiorno. I familiari si rivolsero alla giustizia quando il bambino aveva 9 anni. La sentenza della Corte territoriale arriva dunque a distanza di 23 anni dall’avvio della causa. Decisiva, ai fini della pronuncia, la consulenza medico legale effettuata in primo grado.
L’esperto incaricato dal Tribunale ha infatti ricondotto all’operato del personale sanitario del reparto di ostetricia le gravi patologie del giovane. Tra queste: tetraparesi spastica, ritardo mentale medio e gravi disturbi neurologici del linguaggio.
In particolare, come riferisce la Gazzetta del Mezzogiorno, i medici “non provvidero tempestivamente ad effettuare un taglio cesareo”. In tal modo “ritardando e complicando il travaglio dell’espletamento del parto con un tentativo di parto vaginale” avrebbero provocato “uno stato di sofferenza fetale con ipossia perinatale”.
Dopo la somministrazione della ossitocina per indurre il travaglio, si “decise di tentare l’espletamento del parto per via vaginale con l’uso del forcipe, fallendo”. Il cesareo sarebbe infine stato praticato “con un ritardo di almeno 90 minuti, ma più verosimilmente di 120-150 minuti, rispetto alla decisione iniziale”. Sempre in base alla perizia, inoltre, la madre era un soggetto a rischio e il taglio cesareo si sarebbe dovuto disporre sin da subito.
Da qui la decisione della Corte territoriale a favore del danneggiato, privato di una normale vita di relazioni. Il ragazzo oggi è costretto a trascorre la sua esistenza tra continui ricoveri e terapie.
 
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