La Corte di Cassazione aggiunge un ulteriore tassello sul tema del licenziamento: in caso di disagio psichico simulato, è legittimo licenziare il dipendente?

La Corte di Cassazione con la sentenza numero 25851/2018 ha fatto il punto in materia di licenziamento del dipendente in caso di disagio psichico simulato.

Per gli Ermellini, infatti, è legittimo il licenziamento del lavoratore che lamenta ansia e disagio psichico simulato.

La vicenda

Nel caso di specie, il lavoratore che lamentava ansia e disturbi psichici vantava una amicizia con il medico – che aveva certificato il disagio psichico simulato – e durante la malattia lavorava nell’azienda agricola della madre. La decisione di realizzare tale dichiarazione fraudolenta era nata da un recente mutamento di mansioni del lavoratore.

L’uomo aveva così deciso di lamentare un disagio psichico insussistente motivandolo con questo recente cambiamento.

La Cassazione ha dunque confermato in via definitiva la legittimità del licenziamento dell’uomo che era stato cacciato dal lavoro per essersi assentato per malattia lamentando lo stato patologico in realtà inesistente.

Nel corso del giudizio, oltre a essere stato escluso tale nesso causale, era anche stata ritenuta proporzionata la sanzione espulsiva.

Questo in ragione dei dubbi riguardanti l’effettivo stato patologico del lavoratore. L’uomo, infatti, era legato al medico che gli aveva certificato la malattia da un lungo legame di amicizia.

Inoltre, durante l’assenza dal lavoro aveva lavorato presso l’azienda agricola della madre.

In virtù di ciò, la Corte di cassazione ha stabilito si trattasse di un comportamento contrastante con gli obblighi contrattuali di diligenza e fedeltà, rispetto al quale il licenziamento del dipendente risulta dunque pienamente legittimo.

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