I truffatori reclutavano persone indigenti che in cambio di poche centinaia di euro si facevano fratturare gambe e braccia con dischi di ghisa e blocchi di cemento

Per fratturare una gamba usavano dischi di ghisa o blocchi di cemento, per rompere un braccio anche degli anestetici, seppure di bassissima qualità. Il tutto in cambio di poche centinaia di euro a ‘vittime’ consenzienti, di solito persone poverissime. E’ quanto emerge dall’operazione Tantalo 2 che ha portato ieri all’arresto di 42 persone, da parte di Polizia e Guardia di Finanza.
Complessivamente gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul sistema architettato per truffare le assicurazioni sono 250, per un totale di 159 capi di imputazione. Tra loro anche un avvocato e alcuni periti assicurativi.
Secondo quanto emerge dall’inchiesta i truffatori avrebbero offerto 300 euro per una gamba da fratturare e 400 per la rottura di un braccio. La banda, invece, incassava migliaia di euro dalle imprese assicuratrici. Le vittime venivano messe su un tavolo, immobilizzate con dei mattoni e poi colpite con dischi di ghisa o borse piene di mattoni in modo da fratturargli gli arti.
Gli inquirenti hanno ricostruito 76 episodi ma, secondo il capo della Squadra mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti, i casi sarebbero molti di più. Le indagini avrebbero portato a scoprire una vera e propria fenomenologia che si era sviluppata sul territorio di Palermo.

Le indagini sono partite lo scorso agosto grazie alla collaborazione di tre persone arrestate ad agosto nell’operazione Tantalo.

Alla fine hanno deciso di collaborare con le forze dell’ordine 50 persone. “Arrivavano alla squadra mobile con il braccio o la gamba rotti – racconta Ruperti – in alcuni casi anche entrambi. Storie tristi di persone che si sentivano anche in colpa per avere, in un primo momento, accettato di farsi fratturare le ossa”.
Il meccanismo criminale avrebbe anche portato al decesso di una persona, un cittadino tunisino. I truffatori avrebbero dovuto fratturargli le ossa, finirono per ucciderlo. L’uomo venne trovato morto su una strada alla periferia di Palermo. La morte, in un primo momento fu decretata come conseguenza di un sinistro stradale. In realtà era stata determinata dalle fratture multiple cagionate dagli appartenenti all’associazione criminale al fine di inscenare un finto incidente. Per gli investigatori  l’uomo avrebbe voluto fermarsi per il dolore, ma per continuare gli sarebbe stato somministrato del crack che gli avrebbe procurato un arresto cardiocircolatorio.
Le indagini avrebbero messo in luce uno spaccato criminale variegato. Ai ‘reclutatori’ che agganciavano le vittime tra le fasce più deboli della società si aggiungevano gli ‘ideatori’ che individuavano luoghi non vigilati da telecamere, veicoli e falsi testimoni per inscenare gli eventi. C’erano poi  gli ‘spaccaossa’ che procedevano alle lesioni fisiche degli arti superiori ed inferiori  e ‘medici compiacenti’ che sottoscrivevano perizie mediche di parte. Il sistema avrebbe fruttato complessivamente oltre 1,6 milioni di euro.
 
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