Oggi prenderemo spunto da un caso che ho in trattamento da tre anni, di un piccolo Asperger che chiameremo Tommy.

Tre anni fa vengo contattata dai genitori di Tommy, che chiedono una consulenza perché si trovano nella “merda”: non sanno più come gestire il figlio. Tommy da subito ha dimostrato di essere un bambino “diverso”, sin dai primi giorni di nascita il pianto del bambino è descritto come straziante, ininterrotto ed il piccolo ha da sempre allontanato chiunque gli andasse vicino, anche oggi (all’inizio della cura) non sopporta il contatto fisico, non richiede né concede carezze, baci, o altre forme di “coccole”. Nel parlare di lui i genitori lo descrivono come “ossessivo”, non è in grado di fermare il flusso del parlato finché non arriva alla conclusione, è pignolo, abitudinario, non in grado di socializzare ed integrarsi nel gruppo di pari. Anche il rapporto con l’alimentazione è caratteristico, sono pochi i cibi di cui tollera la presenza e l’odore, riesce a distinguere anche la qualità, intesa come marchio, dell’alimento cucinato che deve essere sempre la stessa. Se la routine subisce un’impasse Tommy rifiuta il cibo ed inizia “le scenate” descritte dai genitori come momenti drammatici in cui il figlio urla disperatamente “sono una merda, voglio uccidermi!”. Inoltre la maggior parte del tempo la impiega al pc o con i “dispositivi”, cioè la nintendo ed altre apparecchiature elettroniche dalle quali è molto difficile separarlo. I genitori si dicono stanchi ed impauriti, temono per l’incolumità del figlio, per la sua diversità e si sentono colpevoli “siamo stati noi a far venire su così questo bambino?”.

L’incontro con Tommy.

È un bambino dall’aspetto smunto, longilineo, biondo e con due grandi occhi azzurri, porta con sé una borsa sportiva blu che porta a tracolla e dalla quale non si separa mai. All’interno ci sono i “dispositivi” cioè la nintendo ed altri apparecchi elettronici. Gli chiedo se sa chi sono e l’idea che ha di quello che potremmo fare insieme, i genitori gli avevano precedentemente all’incontro detto che sono una dottoressa con cui si parla e che può aiutare l’intera famiglia per quanto riguarda “le scenate”, sostanzialmente Tommy riprende le parole dei genitori e mi dice di avere dei problemi con loro, che vorrebbe poter fare tutte le sue cose in pace e che non capisce che cosa i genitori vogliano da lui. Mentre parla più volte sbatte gli occhi a mò di tic e ripete di non capire e di non fare niente per meritarsi i loro rimproveri, lo sguardo diretto non lo utilizza se non per pochi istanti e la descrizione dei propri stati d’animo gli risulta difficile. Nel descrivere i genitori mentre lo rimproverano evidenzia una sorta di alleanza tra di loro contro di sé, tanto da arrivare a dire “Mamma e papà godono nel punirmi!!”.

Tommy conferma la sua selettività: gli odori, le consistenze ed i sapori della stragrande maggioranza di alimenti gli provocano disgusto, mangia pasta, sugo (solo di una determinata marca), lenticchie, poca carne, pane spezzato (gli procura fastidio morderlo) e detesta biscotti, brioches ed altri snack e bevande gasate, ritiene puzzino. Il rapporto con gli altri è sempre strumentale e finalizzato all’ottenimento di qualcosa di suo interesse, sia con gli adulti che con i coetanei. Il tema principale delle discussioni di Tommy è la tecnologia, i video su youtube, il computer.

I genitori di Tommy, precedentemente avevano interpellato anche altri specialisti che erano andati alla ricerca di qualcosa che non funzionasse a livello familiare. Mi è, invece, sembrata evidente sin dai primi colloqui la presenza di caratteristiche del quadro Asperger, sia nell’ambito della compromissione qualitativa nell´interazione sociale, che nelle modalità di comportamento, interessi, e attività ristretti, ripetitivi e stereotipati.

Ma come si formula una diagnosi di Asperger? Ci sono test che ci possono aiutare?

Approfondiremo il tutto lunedì prossimo.

 

Dr.ssa Rosaria Ferrara

(Psicologa Forense)

 

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