L’Associazione rappresentativa del settore degli integratori alimentari evidenzia la mancanza di cause accertate sui casi di epatite colestatica in seguito al consumo della spezia

Espletare rapidamente tutte le verifiche necessarie, “richiamandole al principio legale di proporzionalità nelle disposizioni delle misure di sicurezza coerentemente alle evidenze oggi disponibili”. E’ quanto chiede FederSalus, l’Associazione italiana rappresentativa del settore degli integratori alimentari, in relazione alle segnalazioni di epatite colestatica acuta riconducibili al consumo di curcuma. Il numero di casi registrati dall’Istituto Superiore di Sanità, peraltro, nelle ultime ore sarebbe salito a 15.

Federsalus ritiene opportuno che il consumatore valuti con il proprio medico, in caso di trattamenti farmacologici concomitanti ed in relazione al proprio stato di salute, l’assunzione di prodotti con curcuma, rispettando le dosi consigliate ed ogni altra indicazione utile alla loro corretta assunzione.

Ad oggi – si legge in una nota –  le Autorità non hanno identificato nessuna possibile causa degli effetti avversi. Di contro, questa pianta è di tradizione e sicuro impiego alimentare, prevista ed ammessa dal Decreto Ministeriale 10/08/2018 per essere utilizzata negli integratori alimentari. Anche il suo utilizzo come additivo alimentare è stato giudicato sicuro dall’Autorità europea di sicurezza alimentare – EFSA – ed è previsto dalla legislazione europea.

I dati attuali

L’Associazione comunica poi che le aziende di produzione e commercializzazione di integratori alimentari stanno condividendo con le autorità di competenza tutti i dati utili alla tracciabilità dei prodotti ed alla possibile identificazione del rischio. Inoltre, stanno disponendo ogni azione utile alla garanzia del consumatore. 

Infine, alla luce delle criticità emerse nell’individuazione di tutti i numeri di lotto dei prodotti correlati ai casi segnalati e della mancata notifica ad alcuni degli operatori coinvolti, Federsalus comunica la propria disponibilità a collaborare con le Istituzioni al fine di individuare le procedure utili a definire un sistema di vigilanza efficace. Il tutto nell’interesse della salute e della sicurezza dei consumatori.

Intanto il Ministero della Salute ha reso noto, sulla base delle segnalazioni ricevute dall’Istituto superiore di sanità (Iss), che il numero di casi di epatite colestatica acuta, non infettiva e non contagiosa, riconducibili al consumo di curcuma sarebbe salito a 15.

Leggi anche:

INTEGRATORI A BASE DI CURCUMA, SALGONO A 9 I CASI DI EPATITE ACCERTATI

- Annuncio pubblicitario -

LASCIA UN COMMENTO O RACCONTACI LA TUA STORIA

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui