Errori medici: è solo colpa degli specialisti? O c’entrano in qualche modo le strutture, l’organizzazione del lavoro, le risorse? Benedetto Fucci, Segretario della Commissione Affari Sociali della Camera, dove si sta affrontando il tema della responsabilità dei medici: «Il dibattito in corso, alla Camera, sulla responsabilità dei medici – spiega Fucci a quotidianosanita.it – è necessario e deve anzi essere accelerato; bisogna affrontare con forza il tema degli standard tecnologici, strumentali e organizzativi degli ospedali. In particolare quest’ultimo punto, spesso sottovalutato, è molto importante».
Secondo il deputato pugliese i problemi delle strutture sanitarie non derivano solo dall’attività svolta dal professionista ma anche «da un’organizzazione inadeguata, dall’uso di strumenti obsoleti, da incomprensioni banali sulla cartella clinica. Solo un terzo degli errori sarebbe riconducibile a condotte del medico».
Se da una parte il segretario spezza una lancia a favore del personale medico sanitario, dall’altra ammonisce le strutture non adeguate: «Vi è necessità di un contesto che consenta al medico di lavorare bene e in serenità. Questo significa parlare di temi – continua Fucci – quali la responsabilità degli enti e dei loro dirigenti preposti, appunto, agli aspetti organizzativi, strutturali e gestionali».
Risulta chiaro per il deputato la necessità di riprogettare il sistema di analisi e di prevenzione del rischio clinico a livello nazionale.
«L’ultimo intervento in materia, contenuto nel “Decreto Balduzzi” del 2012, fu del tutto inadeguato in quanto si passò da un testo iniziale del provvedimento positivo a un testo poi modificato in peggio e soprattutto privo delle necessarie risorse economiche: questo fu peraltro uno dei motivi che mi spinsero, allora, a votare contro quel provvedimento in dissenso dalle indicazioni del mio gruppo parlamentare».
Il Segretario della Commissione Affari Sociali conclude il suo intervento affermando che «un efficace sistema di gestione del rischio clinico contribuirebbe anche a ridurre le dimensioni oggi notevoli, e quindi anche la portata delle loro conseguenze sul piano economico per il Ssn, della “medicina difensiva” che, secondo i dati di un’indagine portata all’attenzione della Camera, ha un’incidenza sulla spesa sanitaria pari a circa il 10 per cento».