I camici bianchi sono accusati di aver provocato la morte della donna deceduta nel 2013 all’ospedale di Agrigento a causa di una insufficienza renale

E’ in corso ad Agrigento il processo che vede imputati per omicidio colposo tre camici bianchi in servizio nel 2013 all’ospedale San Giovanni di Dio. Si tratta, nello specifico, di un medico del Pronto soccorso, del primario del reparto di Nefrologia e di un chirurgo. I professionisti sono finiti a giudizio per il decesso di una donna di 53 anni, morta per una insufficienza renale nel luglio di quell’anno.
Le indagini erano partite in seguito a un esposto presentato dai familiari dopo la tragica scomparsa della loro congiunta. In base a quanto ricostruito, la signora si era presentata in Pronto soccorso riferendo di accusare da cinque giorni dolori addominali e vomito. I sanitari le avrebbero quindi prescritto una serie di accertamenti per mettere meglio a fuoco la situazione. Gli esami ematochimici avrebbero evidenziato una insufficienza renale acuta.

In base all’ipotesi accusatoria formulata dal Pubblico ministero e fondata su una consulenza medico legale, un corretto approccio avrebbe potuto evitare il decesso della donna.

I medici, invece, avrebbero omesso una terapia idratante e non avrebbero predisposto una tac. L’effettuazione dell’esame avrebbe permesso di rimediare allo scompenso metabolico. Ma, come raccontato dal fratello della vittima, tale ipotesi non sarebbe mai stata presa in considerazione dai medici. “Il primario disse che non vi erano occlusioni intestinali e che si poteva intervenire. Non fu mai presa in considerazione una tac, non se ne parlò mai”. Queste le parole pronunciate in aula dall’uomo. I sanitari avrebbero quindi provocato, secondo l’accusa, la morte della donna a causa di negligenze nel loro operato.
 
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