Scotti (Fimmg): Proteggere l’invecchiamento attivo dei pazienti vuol dire contribuire al mantenimento o meglio all’aumento del Prodotto interno lordo

“Proteggere l’ invecchiamento attivo dei pazienti vuol dire contribuire al mantenimento o meglio all’aumento del Pil, I medici di famiglia si candidano a essere i nuovi economisti di questo Paese”. E’ quanto afferma il Silvestro Scotti commentando alcuni dati presentati dalla CGIA di Mestre in occasione del 75° Congresso nazionale della Federazione dei medici di medicina generale.

L’aspettativa di vita degli anziani è progressivamente aumentata negli ultimi decenni e questo trend continuerà nei prossimi anni. L’Italia ha tra i più elevati tassi di lavoratori anziani in Europa. Allo stesso tempo una quota rilevante della aspettativa di vita degli italiani dopo i 50 anni è rappresentata da anni non in salute: il 42% per le donne e il 34% per gli uomini.

Dallo studio risulta quindi che ci sono quindi più anziani al lavoro, ma più malati. La prevenzione può avere un forte e rapido impatto su molte patologie croniche. Ma la corrispondente voce di spesa rappresenta una quota marginale del budget del sistema sanitario.

La spesa sanitaria destinata alla prevenzione delle malattie rappresenta il 4,2% del totale.

Per Andrea Favaretto, direttore Centro studi sintesi di CGIA, “se si investisse in prevenzione nelle malattie croniche avremmo un enorme risparmio”. Il costo e la prevalenza delle malattie croniche sono in aumento tra le persone con età superiore ai 55 anni, così come la disabilità grave, con pesanti conseguenze per la sostenibilità del sistema.

Assumono sempre più importanza, quindi, le politiche attive di active ageing di prevenzione sanitaria. Ciò come investimento per il miglioramento dello stato di salute della popolazione, ma anche per lo sviluppo socioeconomico e per la sostenibilità dei sistemi sanitari.

 

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