Al camice bianco, già condannato dalla Corte dei Conti per esercizio della libera professione durante il congedo parentale, era stato contestato il reato di truffa aggravata

Era stato condannato dalla Corte dei Conti a versare in favore dell’Asl di Livorno un risarcimento pari a 15 mila euro. Secondo i giudici contabili, infatti, il medico aveva svolto, senza autorizzazione, la libera professione durante il  congedo parentale in tre strutture private. Da qui la contestazione del danno erariale provocato all’Azienda sanitaria.

Per gli stessi episodi, invece, il Tribunale di Livorno ha stabilito nei confronti del camice bianco il non luogo a procedere in relazione al reato di truffa aggravata. Secondo il Giudice per le indagini preliminari il fatto non sussiste. Accolta dunque la richiesta del Pubblico ministero che in udienza preliminare aveva chiesto per il professionista il proscioglimento dalle accuse formulate.

Secondo riportato dal Tirreno, il medico, urologo 41enne di Pisa, aveva usufruito dal 3 agosto 2015 al 9 gennaio 2016 di un congedo parentale. I carabinieri del Nas lo avevano posto sotto inchiesta contestandogli l’attività privata da libero professionista. Il tutto nonostante l’assenza dal posto di lavoro, durante la quale aveva continuato a percepire un’indennità.

Nel provvedimento del Gip si evidenzia, tuttavia, come il medico fosse stato assunto dall’Asl con un rapporto di lavoro non esclusivo.

Era pertanto convenuto tra le parti che il dottore potesse svolgere attività di lavoro libero professionale in piena discrezionalità. Pertanto – si legge nel provvedimento del Gip – “nessuna autorizzazione doveva essere richiesta” per continuare a esercitare in tale regime.

Secondo il Giudice, inoltre, l’urologo avrebbe agito “in maniera trasparente senza utilizzare alcuna condotta artificiosa al fine di conseguire l’indennità per congedo parentale”. Non avrebbe posto in essere alcun raggiro neppure per occultare il fatto che, durante la fruizione del congedo, stava continuando ad esercitare attività libero professionale. Aveva infatti fedelmente dichiarato al fisco i compensi conseguiti.

 

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