Sono state rilasciate le prime linee guida sul morbo di Alzheimer che permetteranno di valutare il deficit cognitivo sospetto di essere un esito della malattia

Sono state rilasciate delle linee guida sul morbo di Alzheimer in occasione dell’edizione 2018 dell’Alzheimer’s association international conference (Aaic), a Chicago.

Queste permetteranno la valutazione del deficit cognitivo sospetto di essere un esito della malattia di Alzheimer (Pd) o di forme di demenza correlate, rivolte all’assistenza sia primaria che specialistica.

Il concetto centrale del documento che riporta le linee guida sul morbo di Alzheimer è la raccomandazione secondo cui, tutte le persone di mezza età o più anziane che riportano cambiamenti cognitivi, comportamentali o funzionali siano sottoposte a una valutazione multidisciplinare tempestiva.

Nello specifico, si evidenzia che eventuali fonti di preoccupazioni non dovrebbero essere banalizzate come fenomeni dovuti al “normale invecchiamento”.

Le linee guida sul morbo di Alzheimer fanno riferimento a una ampia categoria di “sindromi comportamentali cognitive”.

Queste possono portare a sintomi sia comportamentali che cognitivi di demenza.

Ciò significa che facilmente possono produrre cambiamenti importanti sull’umore e la personalità del paziente.

Le linee guida sul morbo di Alzheimer comprendono 20 raccomandazioni di consenso, di cui 16 di tipo “A”.

Tali raccomandazioni devono essere messe in atto dato che, in quasi tutte le circostanze, se seguite in modo aderente miglioreranno i risultati. Esse ricordano l’importanza di raccogliere l’anamnesi sia dal paziente sia da qualcuno che lo conosce bene .

Ciò dovrà avvenire per consentire di stabilire la presenza e le caratteristiche di eventuali cambiamenti sostanziali e classificare la sindrome cognitivo-comportamentale.

Anche per due raccomandazioni “B” si afferma che dovrebbero essere effettuate perché nella maggior parte dei casi miglioreranno gli esiti.

Esse sostengono che si dovrebbe eseguire una risonanza magnetica (Rm) o una tomografia computerizzata (Tc) per aiutare a stabilire l’eziologia di una sindrome cognitivo-comportamentale in valutazione.

Nell’altra, gli esperti invitano a ricorrere all’imaging molecolare con tomografia a emissione di positroni (Pet) e fluorodesossiglucosio (Fdg) quando vi è ancora incertezza diagnostica circa l’eziologia dopo la valutazione dell’imaging strutturale.

Vi sono inoltre due raccomandazioni “C” relative a interventi che potrebbero essere eseguiti e migliorare i risultati.

La prima suggerisce di raccogliere un campione di liquido cerebrospinale per analizzare i profili dell’amiloide beta-42 e della proteina tau. L’altra sostiene che, se esiste ancora incertezza diagnostica, può essere eseguita una scansione PET dell’amiloide.

Alireza Atri, co-chairman del gruppo degli estensori di queste linee guida sul morbo di Alzheimer, sostiene che “queste linee guida non sono pensate per gravare sul clinico, dovrebbero anzi potenziare il medico e guidarlo attraverso il processo decisionale. Potrebbero anche aiutare a ridurre le ambiguità e alle impasse incontrate nei sistemi sanitari e nelle compagnie assicurative”.

 

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