Per allontanare pericoli di denunce, si arriva a programmare i parti cesarei non appena il medico intravede complicazioni. In Campania infatti se ne eseguono molti per non rischiare.
Garze dimenticate nell’addome del paziente e interventi sbagliati, sono casi che purtroppo negli ospedali italiani succedono di frequente. Ci sono situazioni in cui i tentativi dei medici di salvare vite umane falliscono a prescindere dalle loro responsabilità. Nonostante ciò, spesso c’è comunque la corsa a denunciare e a chiedere il risarcimento danni: in un anno nel Salernitano sono stati circa 500 i sanitari finiti sotto inchiesta. Due medici dell’ospedale Ruggi di Salerno, il ginecologo Francesco Marino e l’ortopedico Franco Bruno, spiegano perché si finisce troppo spesso in tribunale per presunti casi di malasanità.
«Nel nostro Paese – spiega Marino – mancano leggi di riferimento adeguate per le responsabilità mediche. Si procede solo sentenza per sentenza e neanche il decreto Balduzzi, che inquadra la responsabilità civile del sanitario, è sufficiente. Ostetricia è una branca complessa perché durante il parto accadono fenomeni, tra il feto e il bacino materno, non inquadrabili con prevedibilità e per questo motivo il settore si presta spesso alla richiesta di danni da parte dei familiari se non dovesse andare tutto per il verso giusto».
Il medico lamenta anche una sproporzione tra la valutazione delle conseguenze di un incidente ospedaliero e quelli che si verificano in ambito stradale, in cui la vittima stradale viene risarcita con 300 mila euro, nonostante una certa responsabilità nell’incidente. «In sala operatoria invece, si arriva a risarcimenti milionari» continua il medico Il rischio è quello di cadere nel problema tutto americano, dove addirittura i ginecologi sono sempre meno a causa di una responsabilità troppo alta nel ramo ginecologico e ostetrico durante un parto. «Per un caso finito in tribunale viene previsto un risarcimento, ma dopo anni, quando la sentenza è definitiva, e alla somma stabilita si aggiungono gli interessi e le spese e si arriva a cifre elevatissime». Per questo «le assicurazioni degli ospedali – dice il ginecologo – non sono di aiuto e bisogna cautelarsi tramite compagnie private». «Ecco perché – osserva – per allontanare pericoli di denunce, si arriva a programmare i parti cesarei non appena il medico intravede complicazioni. In Campania infatti se ne eseguono molti per non rischiare».
All’interno dell’ospedale non sono solo i medici ad essere penalizzati ma anche gli anestesisti ad esempio, perché, spiega l’ortopedico Bruno, «sono le figure che hanno maggiore responsabilità». «In seguito ad un incidente stradale – spiega – per le compagnie assicurative delle auto è più semplice procedere perché il danno è evidente. Per le conseguenze dei danni fisici riportati durante un ricovero tutto cambia. Se il paziente ha un’embolia e riporta un trauma, in sala operatoria può verificarsi un decesso, ma i familiari pensano subito a negligenze. Quando si tratta di giovani, le richieste lievitano. I nostri premi sono altissimi. Pago un’assicurazione di 3.700 euro l’anno, di fatto una tredicesima. E poi questo settore ha un flusso enorme di pazienti».