Medici vittime degli avvocati avvoltoi? Mostri in giro per le corsie a ricercare pazienti danneggiati? Pochi casi non fanno la verità, ma questa è scritta dai medici stessi

Medici vittime dell’informazione: a Napoli anche un cartello di uno studio legale fuori da un ospedale che informava i pazienti che in caso di infezioni potevano rivolgersi a loro per ottenere un risarcimento.

Perché vittime e non protagonisti delle proprie storie? Perché non è giusto informare i cittadini danneggiati dall’inefficienza delle strutture o da fisiologici errori medici, quando strutture e medici non lo fanno spontaneamente.

Sulle modalità (incongrua) di informazione, certamente, siamo tutti d’accordo, ma sulla sostanza si può veramente discutere!

Criticare tali spot e non riflettere sulla qualità della sanità, su errori e cattive pratiche, sull’incapacità di molti medici di non saper comunicare con i pazienti, mi sembra piangersi addosso e basta, anzi, significa rafforzare il messaggio dei c.d. “avvoltoi” che, inoltre, non rappresentano la classe intera degli avvocati.

Adesso non voglio fare politica e compiacere all’una o all’altra categoria di professionisti, ma voglio stimolare una riflessione seria: imparare a guardarci dentro e cercare in noi i difetti e correggerli, in quanto solo così si può sperare in un futuro migliore.

Non esistono medici vittime, ma medici liberi di confrontarsi con i propri pazienti e scegliere il loro e il proprio destino. Medici che dovrebbero lavorare come se fossero “missionari” (e ne conosco parecchi che così operano e non hanno mai problemi medico legali) la cui opera sia un esempio per i pazienti stessi.

Non vi saranno, allora, medici vittime dei soprusi dei loro assistiti né degli avvocati avvoltoi, ma medici soddisfatti di sacrificare se stessi per un sorriso sincero, per una emozionante lacrima di gratitudine.

E forse saranno più sporadiche le violenze in pronto soccorso, si azzereranno gli avvocati in corsia in cerca di pratiche.

Ma cari colleghi non illudetevi che non sia giusto informare i cittadini danneggiati della possibilità di ottenere un ristoro perché ritengo che questo sia una cosa giusta. Anzi auspico che ogni struttura abbia un comitato interno dove si informano i cittadini dei loro doveri e dei loro diritti.

Mi auguro che il medico invece di non scrivere in cartella i fatti così come sono successi, sappia avere il coraggio anche di chiedere scusa dei propri errori. Solo così scompariranno le “brutte cose”.

Dr. Carmelo Galipò

(Pres. Accademia della Medicina Legale)

 

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