La consulenza tecnica d’ufficio in sede di accertamento tecnico preventivo evidenzierebbe le negligenze del personale sanitario nella gestione del parto

Una famiglia del ravennate starebbe valutando di intentare una causa contro la Ausl della provincia romagnola per ottenere il risarcimento dei danni derivanti dalla gestione del parto da cui è venuta al mondo figlia, ora tredicenne. La giovane infatti è affetta dalla nascita, risalente al novembre del 2003, da una paralisi cerebrale dovuta almeno in parte, secondo i legali che assistono i genitori, alla negligenza del personale sanitario dell’Ospedale di Lugo.
Dall’esame delle cartelle cliniche emergerebbe, secondo quanto riportato dall’agenzia Ansa, l’assenza di un tracciato di un’ora e mezza che avrebbe dovuto acclarare il benessere del feto e quindi determinare l’applicazione dei protocolli necessari, per evitare o contenere i danni cerebrali riportati da un neonato asfittico, come nel caso in questione.
Il Tribunale di Ravenna ha disposto un accertamento tecnico preventivo – un procedimento simile all’incidente probatorio in sede penale – con la nomina da parte del giudice di un medico legale che ha depositato, lo scorso 9 dicembre, una consulenza tecnica d’ufficio basandosi sulla quale gli avvocati della famiglia stanno ora valutando le modalità per far valere il diritto al risarcimento.
Nelle sue conclusioni, infatti, l’esperto afferma che in considerazione “della presenza di un tracciato non rassicurante” e “dell’assenza in atti di un tracciato cardiotocografico estremamente importante, in quanto relativo ad una fase di monitoraggio eseguito proprio per escludere una sospetta sofferenza fetale, non si può escludere il verificarsi di una sofferenza ipossico-ischemica, anche proprio durante quel monitoraggio”.
In quest’ottica, è possibile, secondo il perito, “che durante la fase terminale del travaglio di parto si sia verificata una sofferenza ipossico-ischemica e che questa abbia concausato o aggravato il danno cerebrale già in fieri”.
“In buona sostanza – sottolineano gli avvocati – nonostante una cartella clinica quantomeno manomessa, nella parte in cui si annota la presenza di un tracciato essenziale per la valutazione del benessere fetale, tracciato che invece risulta assente, nonostante il consulente tecnico nominato dal giudice in sede di Atp abbia ritenuto che la condotta dei sanitari abbia almeno concausato o aggravato l’evento, l’Ausl di Ravenna resta completamente silente”.
 
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