Secondo uno studio olandese sulle persone affette da paralisi cerebrale, le performance motorie possono migliorare negli anni

Uno studio effettuato su soggetti affetti da paralisi cerebrale, condotto dai ricercatori del VU University Medical Center di Amsterdam, guidati da Marloes van Gorp, ha appurato che le capacità motorie possono migliorare col tempo.

Questo in quanto le persone con paralisi cerebrale continuerebbero a sviluppare le proprie performance motorie anche dopo aver raggiunto i loro limiti di sviluppo nel corso dell’infanzia.

La ricerca olandese è stata pubblicata da Pediatrics e rappresenta un punto di svolta importante.

Se infatti lo studio dello sviluppo delle capacità motore nelle persone con paralisi cerebrale vanta una letteratura piuttosto vasta, lo stesso non si può dire delle ricerche sulle prestazioni motorie.

Sebbene i due aspetti siano fortemente correlati, lo sviluppo della capacità motoria, secondo quanto evidenziato dagli autori, non si traduce necessariamente in uno sviluppo identico nelle prestazioni motorie.

Partendo da questa premessa, il team di ricerca guidato da van Gorp, ha valutato le curve di sviluppo della performance motoria in 421 persone affette da paralisi cerebrale.

Ebbene, Van Gorp e colleghi hanno scoperto che gli individui con capacità di deambulazione arrivavano ai massimi livelli di prestazione tra i sei e gli otto anni-

Tra gli 11 e i 14 anni arrivavano a fare attività di cura della persona.

Infine, tra i 26 e i 32 anni di età, riuscivano a compiere anche attività domestiche mediamente complesse come fare il bucato e cucinare.

Pertanto, secondo i ricercatori olandesi, gli operatori sanitari “dovrebbero essere a conoscenza della capacità di sviluppare ulteriormente la funzionalità motoria dei bambini con paralisi, anche dopo che hanno raggiunto il loro limite”.

Chiaramente, specificano i ricercatori che le persone gravemente colpite “hanno mostrato uno sviluppo peggiore delle prestazioni motorie e delle attività quotidiane”.

In ogni caso, lo studio potrebbe essere un buon punto di partenza per determinare in modo più efficace quali fattori, oltre a quelli legati alla paralisi, possono condizionare lo sviluppo delle prestazioni.

  

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