Il giudice non ha ravvisato responsabilità gravi rinviando al procedimento civile. Famiglie sotto shock

“E’ necessario che le attività connesse alla partecipazione di giovani a progetti di studio all’estero avvengano in una cornice di sempre maggiore sicurezza”. E’ una parte del messaggio inviato solo pochi giorni fa, in occasione di una cerimonia di commemorazione, dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al padre di una delle 7 ragazze italiane morte lo scorso 20 marzo in un incidente stradale in Catalogna. Le giovani studentesse, che si trovavano in Spagna nell’ambito del progetto Erasmus, rientravano in pullman a Barcellona dopo una giornata trascorsa a Valencia.

Nelle scorse ore, a quasi otto mesi di distanza da quella tragedia, è giunta la notizia che il giudice istruttore del Tribunale di Amposta, vicino a Tarragona, ha deciso di archiviare la causa penale aperta per la tragedia. “Viste le risultanze delle investigazioni non si ravvisa una responsabilità così grave da essere punita penalmente”. Il magistrato avrebbe infatti escluso che l’incidente sia avvenuto a causa di problemi meccanici o della guida imprudente dell’autista e pertanto ha rinviato le parti al procedimento civile.

Dopo l’incidente la polizia regionale catalana aveva denunciato l’autista per 13 omicidi per imprudenza ritenendo che la causa più probabile dell’incidente fosse stato un colpo di sonno del conducente. Nello specifico, la polizia aveva rilevato grazie alla scatola nera del bus diversi cambiamenti di velocità prima dello schianto. Lo stesso autista, secondo quanto riportato dalla stampa spagnola avrebbe detto ai soccorritori, subito dopo l’incidente e prima di perdere conoscenza, di essersi addormentato.

Il giudice, tuttavia, ritiene che il guidatore, rimasto gravemente ferito nell’incidente, circolava alla velocità massima consentita di 100 km/h e aveva rispettato i tempi di riposo regolamentari. Esclude, inoltre, che possa essere stato distratto da un telefono cellulare o che guidasse in stato di ebbrezza. L’uomo avrebbe potuto chiare molti aspetti nel corso di un interrogatorio che era stato fissato  per le prossime ore, ma la decisione del Tribunale ha fatto saltare l’appuntamento.

“Si tratta di una decisione molto grave — ha affermato l’avvocato che assiste in Spagna le famiglie delle vittime — Una decisione presa senza portare a termine l’istruttoria e senza che nessuno abbia chiesto l’archiviazione, né le difese né il pm. Non è stato sentito neppure l’indagato”.

Sconcertate le famiglie delle vittime, costrette a subire una nuova beffa dopo che la compagnia assicuratrice della società del mezzo su cui viaggiavano aveva ridotto del 25 per cento l’indennizzo per ogni vittima (52mila euro) adducendo la motivazione che le ragazze non indossavano le cinture di sicurezza. I parenti, tuttavia, non si arrendono e fanno sapere che si riservano di procedere legalmente in tutte le sedi competenti oltre a chiedere all’Unione Europea di prendere posizione sulla vicenda.

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