Le sigarette elettroniche (o e-cig) sono note per controllare la dipendenza da nicotina, perché permette di evitare il catrame contenuto nel fumo di sigaretta tradizionale, riducendo i rischi per salute dei fumatori

Esse contengono una quantità variabile di nicotina, generalmente compresa tra i 6 e i 24 mg in una miscela composta da acqua, glicole propilenico, glicerolo ed altre sostanze, tra cui gli aromatizzanti.

Le e-cig sono sempre più diffuse, soprattutto tra i più giovani e svariati sono i modelli esistenti sul mercato.

Tre, tuttavia, sono gli elementi caratterizzanti: l’inalatore (la cosiddetta cartuccia, che contiene la sostanza liquida da nebulizzare); un atomizzatore (l’elemento che scalda e vaporizza il liquido); la batteria che alimenta l’atomizzatore.

La quantità di nicotina da assumere può, invece, essere regolata a seconda delle esigenze individuali del consumatore/utilizzatore.

Il primo modello di sigaretta elettronica fu messo a punto in Cina, per poi diffondersi in maniera più o meno significativa in Occidente a partire dal 2006.

Ma è proprio vero che le cd. e-cig sono meno dannose della sigaretta tradizionale?

Un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) nominato ‘Epidemia globale di tabacco 2019’ ha rivelato un dato sconcertante. Quel che si legge è che “Sebbene lo specifico livello di rischio associato alle sigarette elettroniche non sia stato ancora stimato in modo conclusivo, le e-cig sono indubbiamente dannose e dovrebbero perciò essere soggette a regolamentazione”. 

In particolare, spiega l’Organizzazione mondiale della Sanità “ad oggi, il potenziale delle e-cig di giocare un ruolo in qualità di intervento per far cessare il consumo di tabacco nella popolazione, non è chiaro”. Al contrario, le e-cig “hanno il potenziale di minare gli sforzi per il controllo del consumo di tabacco”.

La nicotina infatti “crea dipendenza e l’uso delle e-cig potrebbe spingere le persone, in particolare i giovani, ad intraprendere forme più dannose di consumo del tabacco”.

Il numero di giovani che fanno uso di sigarette elettroniche è infatti, in costante aumento. Si legge che negli Stati Uniti il tasso di utilizzo nelle fasce più giovani sia passato dall’1,5% del 2011 al 20,8% del 2018.

Ma quel che più rileva secondo l’Oms è che vi è un rischio di dipendenza da nicotina non indifferente, il quale può avere effetti a lungo termine sul cervello di chi è in fase di sviluppo, come per i giovani consumatori.

A tal proposito il monito che arriva dall’Oms è quella di invitare gli Stati che ancora non abbiano vietato le Ends (Electronic nicotine delivery systems)”, ovvero le e-cig con nicotina, di “considerare una loro regolamentazione come ‘prodotti dannosi'”.

Dovrebbero, tal fine, essere “vietate la pubblicità” delle e-cig e “l’aggiunta di aromi a tali prodotti per scoraggiarne l’uso tra i giovani”.

Ed ancora- si legge nel rapporto -: “I Paesi dovrebbero considerare l’introduzione di misure per obbligare le aziende manifatturiere a rendere i prodotti non attrattivi per i giovani al fine di scoraggiarne l’utilizzo, come ad esempio confezioni bianche”. E sempre per prevenire l’utilizzo tra i giovani, dovrebbero essere applicate tasse a questi prodotti, in linea con gli standard nazionali”.

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