Pochi fondi, sprechi, inefficienze e un sistema che ha bisogno di un deciso cambio di rotta per quel che concerne i finanziamenti. Ecco il terzo rapporto sulla sostenibilità del Ssn redatto dal Gimbe.

È stato presentato oggi nella Sala capitolare del Senato a Roma il terzo rapporto sulla sostenibilità del Ssn redatto dalla Fondazione Gimbe.

La relazione fotografa una situazione che vede il nostro sistema sanitario al bivio, in grave difficoltà a causa di sprechi e inefficienze. Il Rapporto analizza in dettaglio l’impatto di fondi sanitari e polizze assicurative sulla spesa sanitaria e anche i potenziali effetti collaterali. Quindi i rischi per la sostenibilità, quelli derivanti dalla privatizzazione, così come l’aumento delle diseguaglianze e molto altro.

Ma i dati, soprattutto quelli che riguardano la spesa e il definanziamento del sistema, non lasciano ben sperare.

“Ribadiamo – sottolinea il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta – che non esiste alcun disegno occulto di smantellamento e privatizzazione del Servizio sanitario nazionale, ma continua a mancare un piano preciso di salvataggio”.

Il terzo rapporto sulla sostenibilità del Ssn, infatti, riflette una situazione in cui si rilevano diverse criticità.

Come ad esempio quelle riguardanti i Lea. Per Cartabellotta, “nell’impossibilità di aumentare il finanziamento pubblico è indispensabile rivalutare complessivamente tutte le prestazioni inserite nei Lea per attuare un ‘consistente sfoltimento’ e mettere fine all’inaccettabile paradosso per cui in Italia convivono il ‘paniere Lea’ più ricco (sulla carta) e un finanziamento pubblico tra i più bassi d’Europa”.

La priorità, per il Gimbe, è quella di invertire la rotta dei finanziamenti. Ricordando che la spesa sanitaria è “una leva di sviluppo economico da sostenere”.

In tal senso, il terzo rapporto Gimbe “valuta con una prospettiva di medio termine il tema della sostenibilità del Ssn, ripartendo dal suo obiettivo primario: promuovere, mantenere e recuperare la salute delle persone”.

Tra le altre priorità, per Cartabellotta, c’è quella di “fermare le strumentalizzazioni nel dibattito pubblico e nelle comunicazioni istituzionali che decantano prestigiose posizioni del nostro Ssn in classifiche ormai obsolete (secondo posto nella classifica Oms del 2000, con dati 1997), o che mettono in relazione l’aspettativa di vita con la spesa sanitaria pro-capite (terzo posto nella classifica Bloomberg) per cui meno spendiamo più scaliamo la classifica, visto che la longevità dipende soprattutto da altre ragioni”.

Questo in un contesto in cui la spesa per la sanità pubblica continua a scendere.

Secondo il terzo rapporto Gimbe, infatti, la spesa sanitaria nel 2016 ammonta a 157,613 miliardi di euro, di cui 112,182 mld di spesa pubblica.

Ci sono poi 45,431 mld di spesa privata, di cui 5,601 mld di intermediata e ben 39,830 miliardi a carico delle famiglie.

“La vera sfida è identificare il ritorno in termini di salute delle risorse investite- afferma il presidente Gimbe – le nostre stime preliminari dimostrano che il 19% della spesa pubblica, almeno il 40% di quella out-of-pocket e il 50% di quella intermediata non producono alcun ritorno in termini di salute”, evidenzia l’esperto.

Secondo le stime del terzo Rapporto Gimbe, nel 2025 il fabbisogno del Ssn sarà di 220 miliardi.

Con un incremento stimato della spesa sanitaria totale nel periodo 2017-2025 di 27 miliardi (9 miliardi di spesa pubblica e 18 mld privata) si arriverebbe nel 2025 a poco più di 184 miliardi. Una cifrà cui bisogna aggiungere circa 15 miliardi dal recupero graduale di risorse da sprechi e inefficienze.

Nonostante questo però, per raggiungere il fabbisogno stimato mancherebbero comunque ancora 20,5 miliardi. “Una cifra – afferma Cartabellotta – che impone scelte politiche ben precise”.

Che ricorda l’importanza delle decisioni del nuovo esecutivo in termini di finanziamento al Ssn.

Pertanto il Gimbe monitorerà il programma di Governo per la sanità “perché – conclude Cartabellotta – il diritto alla tutela della salute degli italiani è oggi più che mai condizionato da scelte politiche”.

 

 

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