Assolte sei persone dall’accusa di associazione a delinquere, truffa al Sistema Sanitario nazionale e corruzione. Erano sospettate di aver indirizzato dei pazienti verso una struttura convenzionata, dove per le accuse le prestazioni venivano gonfiate per ottenere rimborsi.

Si è chiusa una vicenda giudiziaria per sei persone, tra cui un medico, accusate di truffa al SSN, associazione a deliquere e corruzione.

Le sei persone erano accusate per lo scandalo legato alla Onlus Peppino Scoppa, noto centro di riabilitazione convenzionato operante ad Angri, in provincia di Salerno.

Le accuse associative sono cadute “perché il fatto non sussiste”.

Quanto invece ai reati fine legati ai singoli episodi contestati, sono andati prescritti.

La sentenza è stata emessa dai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Nocera Inferiore, presidente Raffaele Donnarumma con a latere Leda Rossetti e Giovanni Di Giacomo.

L’inchiesta aveva poi portato a un blitz nel 2007 con l’esecuzione di misure cautelari e interdittive per i reati di truffa al SSN, falso e corruzione.

Questa era stata condotta dai carabinieri del Nas, coordinati dall’allora pm in forza alla procura di Nocera Inferiore Giovanni Paternoster.

Ma ecco i fatti.

La fondazione onlus Peppino Scoppa di Angri, specializzata in terapie riabilitative a pazienti disabili, era finita sotto accusa insieme ai suoi vertici. A finire a giudizio erano state sei persone. Tra di loro, il presidente, il direttore sanitario e socio della stessa, la direttrice amministrativa e la persona che per la fondazione curava i rapporti con gli utenti delle prestazioni di riabilitazione previsti dal servizio sanitario nazionale.

Coinvolto – e poi scagionato da tutte le accuse – un neuropsichiatra infantile abilitato alle terapie riabilitative e in servizio presso l’Asl Salerno 1 distretto di Angri.

L’inchiesta aveva preso il via con la denuncia dell’ex custode della fondazione.

L’uomo aveva parlato di un presunto meccanismo di favori, di falsificazioni nelle prestazioni ma soprattutto di un indirizzamento dei pazienti verso la struttura convenzionata.

Lì, sempre secondo l’accusa, le prestazioni sanitarie venivano gonfiate per ottenere rimborsi.

Tuttavia, il processo ha totalmente ribaltato le accuse, assolvendo i sei imputati.

 

 

 

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