Avvocati e professionisti, ecco il nuovo statuto del lavoro autonomo

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Dovrebbe arrivare sul tavolo del Consiglio dei Ministri già questo giovedì.

PROFESSIONISTI AUTONOMI – Si tratta del nuovo statuto per il lavoro autonomo un collegato alla Legge di Stabilità che in molti hanno ribattezzato il “Jobs Act degli autonomi”. Stando alle informazioni che ormai circolano da diversi giorni, il nuovo statuto per il lavoro autonomo, che investirà in maniera diretta avvocati, medici e liberi professionisti in genere, prevede in sé importanti novità, e, come dichiarato da esponenti del Governo, dovrebbe estendere “tutele e diritti” anche ai lavoratori con Partita IVA in continuità con quanto già fatto attraverso il Jobs act.

Ma riassumiamo brevemente quali dovrebbero essere le principali novità contenute all’interno del disegno di legge, fermo restando che manca ancora certezza assoluta al riguardo. Innanzitutto si fa riferimento a tutele di tipo contrattuale soprattutto per quanto attiene i pagamenti, il cui tetto massimo verrebbe fissato a 60 giorni, e le prerogative spettanti al committente che non potrà più rescindere il contratto unilateralmente e senza il giusto preavviso e non potrà cambiare i termini del contratto una volta stipulato.

Un secondo punto riguarderebbe invece le tutele previdenziali per quanto attiene le donne in stato di gravidanza, i congedi parentali e i casi di malattia grave. Nel primo caso l’indennizzo di maternità dovrà spettare di diritto alla professionista  indipendentemente dal fatto che sospenda o meno la sua attività professionale; per il congedo parentale si parla di un innalzamento da 3 a 6 mesi per il periodo di tutela e da 1 a 3 anni di vita del bambino per il periodo di fruizione; infine, per quanto attiene i casi di malattia grave verrebbe sospeso per un periodo di due anni il versamento obbligatorio dei contributi sociali che potrà poi essere ripreso in seguito in maniera rateizzata.

Altre novità riguarderebbero infine le spese inerenti i costi di aggiornamento professionale che diverrebbero interamente deducibili fino ad un tetto massimo di 10.000 euro l’anno e la possibilità, di accedere ai bandi pubblici senza passare per l’iscrizione alle Camere di Commercio o per l’affiliazione a una società, a questo si aggiunge il diritto per chi lavora nei termini dello “smart working” (lavoro da casa), di ricevere un trattamento economico non inferiore, a parità di mansioni, a quello dei lavoratori dipendenti della stessa azienda.

Molti tuttavia sono i dubbi che continuano ad aleggiare attorno al testo in attesa della sua approvazione definitiva e della conseguente pubblicazione e non mancano le critiche argomentate da parte dei diretti interessati, fra tutte ACTA (associazione di freelance)  che, con un recente comunicato stampa, evidenza i passaggi problematici del nuovo ddl.

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