Una ricerca condotta dall’Istituto di Ortofonologia, ha evidenziato progressi dei bambini autistici nell’area della gestualità comunicativa, oltre che una maggior condivisione, attenzione e capacità verbale
“Nonostante l’aumento di alcune condotte quali sintomi d’ansia, disturbi del sonno o selettività nell’alimentazione, il 30% dei bambini con disturbi dello spettro autistico in quarantena ha mostrato un importante miglioramento in diverse aree”. Questi alcuni dei primi risultati di una ricerca scientifica condotta dall’Istituto di Ortofonologia (IdO) dal titolo ‘I bambini autistici e il Covid-19’,
L’obiettivo del lavoro è stato in primis terapeutico: “La preoccupazione che avevamo – spiega Magda Di Renzo, responsabile del servizio terapie dell’IdO – era che, nonostante l’attivazione delle risorse messe in campo, questi bambini potessero perdere i risultati ottenuti. Abbiamo così monitorato 63 nuclei familiari per intercettare con ogni genitore i cambiamenti avvenuti nel primo mese di ‘reclusione’”.
Dallo studio sono emersi, invece, “molti miglioramenti nell’area della gestualità comunicativa, oltre che una maggior condivisione, attenzione e capacità verbale”.
Per esempio, tra i piccoli che si trovano “ancora nelle proto-forme linguistiche, c’è chi ha iniziato a dire alcune parole”. Inoltre, tra i miglioramenti, è stato osservato “che alcuni hanno cominciato a disegnare e altri hanno ampliato il loro disegno”, uno strumento importantissimo.
Inoltre – prosegue Di Renzo – “abbiamo registrato un miglioramento nelle interazioni di questi bambini con i fratelli”. Non si sono verificati, invece, sul campione preso in esame, aumenti di aggressività, nuovi segni di psicopatologie o nuove forme di atipia.
Analizzando nel dettaglio il campione di studio, “ci sono 55 maschi e 8 femmine, di età compresa tra i 30 mesi e i 9 anni”. Questi bambini sono stati seguiti attraverso delle interviste rivolte ai genitori, utilizzando scale e questionari standardizzati. Tra i minori – rileva Elena Vanadia, neuropsichiatra infantile dell’Istituto – “c’è una discreta eterogeneità sia a livello di gravità di sintomatologia autistica che di funzionamento intellettivo”. Sono presenti, quindi, sia “bambini ad alto che a basso funzionamento, con diversi livelli di compromissione. Tuttavia, dai risultati emerge che tali aspetti non incidono. Ovvero- chiarisce Vanadia – gli aspetti di miglioramento si sono manifestati in percentuali sostanzialmente uguali indipendentemente dal livello di gravità, di sintomatologia autistica e di funzionamento”.
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