La sindrome da bambino scosso può portare al coma o alla morte del bambino in un caso su 4

Pediatri Sip: non c’è bisogno di essere genitori violenti per incorrere in questo grave errore; poca informazione sul problema

Non presenta più alcuna attività cerebrale il piccolo di cinque mesi che da sabato scorso si trova in coma, ricoverato in terapia intensiva nella Pediatria dell’ospedale di Padova, dopo quello che sembrerebbe essere un caso di Shaken Baby Syndrome (Sindrome del bambino scosso). Lo si apprende – riferisce l’Agenzia Ansa- da fonti mediche dell’ospedale.

Il neonato – come raccontato dalla mamma – piangeva da oltre due ore. La donna, che al momento è indagata per lesioni gravi, lo avrebbe cullato, forse con troppa veemenza, tanto che il bimbo avrebbe smesso di respirare.

Ora si attende il giudizio della commissione chiamata a valutare la morte cerebrale del paziente. Se stabilirà che il piccolo è clinicamente morto verranno staccate le macchine che lo stanno tenendo in vita. In tal caso le accuse a carico della madre potrebbero diventare ben più pesanti.

La Sindrome del bambino scosso, può portare al coma o alla morte del bambino in un caso su 4. Per il presidente della Società italiana di Pediatria (Sip), Alberto Villani, “non c’è bisogno di essere dei genitori violenti per incorrere in questo grave errore”, ovvero cullare troppo forte o scuotere un neonato per cercare di calmare un pianto inconsolabile.

“Il problema – sottolinea l’esperto – è che ancora manca informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica su questo problema”.

“Scuotere il bambino, in genere – spiega la Sip – è la risposta inappropriata ad un pianto inconsolabile, di cui gli adulti, esasperati e poco informati, spesso non riescono a cogliere il significato”. Il picco di incidenza è tra le 2 settimane e i 6 mesi di vita, “periodo di massima intensità del pianto del neonato ed età in cui non ha ancora il controllo dei muscoli del capo e la struttura ossea è molto fragile”.

Se un bambino viene scosso con forza, dunque, il cervello si muove liberamente all’interno del cranio, provocando sanguinamento dei tessuti con conseguente trauma sull’encefalo e danni neurologici, che vanno da disturbi dell’apprendimento e del linguaggio, disabilità fisiche, danni alla vista o cecità. A creare danni bastano scosse per 3-4 volte al secondo per 4-20 secondi.

Si stima che solo nel 15% dei casi non ci sono ripercussioni permanenti sulla salute del bimbo e in quarto dei casi si arrivi al coma o alla morte.

Se il pianto di un bambino diventa esasperante e impossibile da gestire, i pediatri consigliano dunque di “lasciare il bambino in un posto sicuro e allontanarsi fino a quando non si è riacquistato equilibrio” o “chiedere aiuto a qualche parente o amico”. Nel caso in cui, invece, si hanno dubbi che uno scuotimento sia stato eccessivo, la raccomandazione è quella di far visitare il prima possibile il bimbo da un medico. 

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