Il diritto all’assegno mensile da parte del giovane che decide il cambio di sesso va valutato in base a  criteri di rigore proporzionalmente crescenti in rapporto all’età dei beneficiari

 Il giovane che affronta un cambio di sesso può trovarsi in una situazione di vulnerabilità e difficoltà psicologica e relazionale. La fragilità derivante dal processo di adeguamento della propria identità di genere può avere ricadute importanti e significative sul suo inserimento sociale e lavorativo;  di conseguenza, anche l’acquisizione di un’indipendenza economica dai genitori può risultarne influenzata.

Pertanto, i figli che cambiano sesso hanno diritto a essere mantenuti per più tempo dai genitori rispetto a quelli che non riscontrano problematiche di genere.

E’ quanto emerge dall’ordinanza n. 5883/2018 della Corte di Cassazione. Gli Ermellini si sono pronunciati su una controversia familiare avente ad oggetto il versamento di un assegno mensile; protagonisti un padre e il figlio che aveva intrapreso il percorso di adeguamento dei propri caratteri sessuali dal femminile al maschile.

In primo grado il figlio aveva ottenuto l’incremento dell’assegno; ma in appello il diritto era stata revocato in considerazione della raggiunta età di trent’anni del giovane e dell’acquisita capacità di rendersi indipendente autonomamente.

Secondo la Corte territoriale il processo di adattamento al nuovo genere sessuale doveva considerarsi compiuto; il figlio era pertanto in grado di acquisire una propria indipendenza economica.

La Suprema Corte, investita della questione, ha confermato l’orientamento del Giudice di secondo grado, respingendo il ricorso del figlio. Per gli Ermellini, la decisione del Giudice a quo, in tema di obbligo al mantenimento di figli maggiorenni, era conforme alla giurisprudenza di legittimità.

In base a tale orientamento il giudice di merito è tenuto a valutare caso per caso le circostanze che giustificano il permanere dell’obbligo; il tutto con criteri di rigore proporzionalmente crescenti in rapporto all’età dei beneficiari. Tuttavia tale obbligo non può essere protratto oltre ragionevoli limiti di tempo e di misura.

Nel caso esaminato il ricorrente non aveva presentato specifiche deduzioni circa il permanere della vulnerabilità psicologica e sociale; né tantomeno delle conseguenze di tale situazione nella ricerca di un lavoro.

Inoltre,  essendo trascorsi oltre tre anni dal cambio di sesso, i giudici hanno correttamente ritenuto ingiustificato il mantenimento. Di qui la conferma dell’esonero per il padre  dal versamento periodico dell’assegno al giovane.

 

 

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