Per i medici dell’Associazione AMICA la presa di posizione del Presidente dell’Ordine dei Medici di Roma va contro i bisogni di salute delle donne e offende l’impegno professionale di chi le sostiene nelle scelte riproduttive

Una lettera aperta, supportata da oltre 2000 firme tra cui figurano quelle di molti iscritti all’Albo dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Roma e Provincia. Questa la forma scelta dalle ginecologhe dell’Associazione Medici Italiani Contraccezione e Aborto (AMICA) per chiedere al Presidente dell’Ordine dei Medici degli Odontoiatri di Roma, Giuseppe Lavra, di fare un passo indietro rispetto alla richiesta avanzata nei confronti della Regione Lazio di ritirare ‘l’atto iniquo’ dell’assunzione di due ginecologi non obiettori per il servizio di Interruzione volontaria della gravidanza dell’Ospedale San Camillo, in quanto “discriminante” verso chi esercita il diritto, sancito dalla legge, all’obiezione di coscienza.
Una richiesta che ha suscitato l’indignazione dell’Associazione che, nella missiva, ricorda come l’articolo 9 della legge 194, oltre a garantire il diritto del personale sanitario all’obiezione di coscienza, affermi il diritto delle donne alla salute , e impegni “gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate …. ad assicurare in ogni caso l’espletamento delle procedure previste dall’articolo 7 e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8.”.
“Riteniamo che la Regione Lazio – affermano le ginecologhe – si sia mossa proprio in quest’ottica, nel bandire un concorso per operatori del servizio che si occupa di interruzioni volontarie di gravidanza: infatti la necessità di svolgere attività specifiche, come in questo caso il servizio di IVG, è necessariamente legata alla disponibilità e alla abilità degli operatori ad attuare quanto richiesto dal servizio, senza alcun intento discriminante. Inoltre la possibilità di accedere a tecniche sicure per l’interruzione volontaria della gravidanza è un compito fondamentale della sanità pubblica e un dovere del medico, pur nel rispetto delle diverse posizioni etiche”.
La richiesta avanzata da Lavra, quindi, sarebbe una pretestuosa presa di posizione, che va contro i bisogni di salute delle donne ed offende l’impegno professionale di chi le sostiene nelle scelte riproduttive. “Riteniamo che il Presidente dell’Ordine debba tutelare TUTTI gli iscritti, senza alcuna discriminazione, affinché l’attività medica possa svolgersi nel rispetto della Legge e nell’interesse dei cittadini.
“Confidiamo – concludono i medici di AMICA – nell’intervento della Presidenza e del Comitato Centrale della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, e auspichiamo un pronunciamento laico, volto a tutelare il diritto delle donne alla salute e la dignità professionale degli operatori impegnati nell’applicazione della legge 194”.

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