Le precisazioni del Viceministro della Salute in Commissione Affari Sociali alla Camera sul tema del risarcimento dei danni da vaccinazione obbligatoria, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati

“Per quanto concerne il risarcimento dei danni da vaccinazione obbligatoria, trasfusioni e somministrazioni di emoderivati, occorre precisare che non è mai avvenuto alcun blocco di alcun pagamento, e men che meno per incapienza delle risorse finanziarie”. Così il viceministro alla Salute, Pierpaolo Sileri, rispondendo in Commissione Affari Sociali alla Camera all’interrogazione sul tema presentata dalla deputata di Fratelli d’Italia Maria Teresa Bellucci.

“Tanto più – ha aggiunto Sileri – che il legislatore con la legge 114/2014 ha introdotto un’equa riparazione per i danneggiati da trasfusione con sangue infetto, o emoderivati infetti, o vaccinazioni obbligatorie che abbiano presentato domanda di adesione alla procedura transattiva di cui alla legge 244/2007, entro il 19 gennaio 2010, e tale beneficio è stato previsto anche per coloro che, avendo aderito alla transazione, hanno instaurato un contenzioso per il riconoscimento del solo danno ‘jure proprio'”.
 
“In tal caso – ha precisato ancora il Viceministro – il beneficio non può essere riconosciuto agli eredi che non hanno, all’epoca, aderito alla transazione, né che abbiano instaurato un contenzioso per risarcimento danni dopo la data del 1o gennaio 2008″.

“In ogni caso, il Ministero della salute procede alla liquidazione dei titoli di condanna al risarcimento dei danni sia jure proprio che jure hereditatis passati in giudicato, secondo l’ordine cronologico di notifica”.

L’onorevole Bellucci, nella sua replica ha ricordato che lo Stato italiano è stato oggetto di una condanna da parte della Corte di giustizia europea in materia di risarcimenti per danni causati da trasfusioni e vaccinazioni obbligatorie, segnalando che purtroppo molti pazienti o i loro parenti sono stati costretti ad avviare un contenzioso, non essendo riusciti ad ottenere il riconoscimento dei loro diritti.

Pur comprendendo le possibili difficoltà, di natura sia procedurale sia finanziaria, che possono essersi verificate, la deputata si è dichiarata insoddisfatta della risposta, osservando che appare inaccettabile che vi siano ancora pendenze rispetto a una legge adottata nel lontano 1992. Da qui l’auspicio che diventi una priorità del Ministero della salute “quella di dare conforto e soddisfazione a chi ha pagato così duramente per le prestazioni sanitarie alle quali è stato sottoposto”

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