Il commento del Presidente AAROI-EMAC Veneto, Massimiliano Dalsasso, sulla Delibera per l’assunzione a tempo determinato di medici in quiescenza

“La disastrosa situazione maturata sul versante della disponibilità di medici specialisti, soprattutto nei delicati settori delle chirurgie ortopediche, ginecologiche, nella medicina d’urgenza e nell’anestesia e rianimazione negli ultimi anni pare sorprendere tutti, quasi come se nessuno potesse prevedere, immaginare, presagire che il taglio indiscriminato degli organici, una infruttuosa programmazione ed una gestione prevalentemente economica e politica della sanità pubblica avrebbero provocato una gravissima emorragia di capacità, di esperienze e di professionisti, tale da mettere in ginocchio non solo la normale attività, ma persino la possibilità di garantire il minimo necessario alla prosecuzione dell’esistenza stessa del sistema sanitario pubblico”. Così Massimiliano Dalsasso, presidente Aaroi-Emac Veneto sulla delibera che consente l’assunzione a tempo determinato di medici in quiescenza nella Regione Veneto.
“Oltre che essere opinabile dal punto di vista di aderenza alle leggi attuali – prosegue il rappresentante sindacale – ci chiediamo se questa sia una soluzione pratica di valore a lungo termine per sopperire alle evidenti responsabilità di chi avrebbe dovuto programmare, vigilare e governare la sanità pubblica”.
“Dove si troveranno i fondi per questi contratti se non ci sono i denari per il contratto pubblico dei medici? Il mancato rinnovo del contratto pubblico invoglierà i giovani ad intraprendere la via dello studio della medicina e della professione medica azzoppata da salari non adeguati? Quanto verrà dopato il mercato se i medici in quiescenza percepiranno la pensione permettendosi di richiedere emolumenti ridotti per i loro contratti rispetto ai colleghi che non hanno già un reddito?”
“L’impressione – sottolinea Dalsasso – è che ci si stia inoltrando in una strada che peggiorerà ulteriormente le possibilità di ripresa della sanità pubblica, mortificando economicamente le giovani leve, prive delle risorse economiche già previste per i medici ormai in pensione. A meno di sorprendenti aumenti di spesa pubblica, le risorse impiegate per questo progetto saranno sottratte a nuove borse di studio per medici specializzandi, al rinnovo contrattuale e al pagamento delle prestazioni aggiuntive dei medici strutturati”.
“Il risultato  – conclude – sarà di grande impatto mediatico, indubbiamente, ma di scarso effetto sul piano pratico (molti medici in pensione lavorano già nel settore privato) e di potenzialmente negativo effetto sul futuro della professione e della sanità pubblica”.
 
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