Dimagrito, ma con 630 mila euro di danni fisici!

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Dimagrire era stato sempre arduo, tanto da essere diventato obeso e dover poi ricorrere all’intervento della chirurgia: è la storia di un paziente di cui ci occupiamo in questo articolo.
FATTO ED EPICRISI: Il paziente riferisce di avere sempre avuto, sin dall’infanzia, problemi a controllare il proprio peso corporeo.
Nonostante ripetuti tentativi di dieta era andato incontro ad un progressivo aumento ponderale fino a raggiungere, all’età di circa 30 anni, il peso di 130 Kg.
Per tale motivo, nell’Agosto 2005 si recava presso una Casa di Cura Privata dove iniziava un programma propedeutico alla chirurgia bariatrica.
Dopo tale percorso veniva esclusa la possibilità di essere sottoposto ad un intervento di natura restrittiva (bendaggio come richiesto dall’attore) e veniva consigliato un intervento con componente malassorbitiva (by-pass gastrico).
Nel dicembre 2005 comunque, veniva effettuato un tentativo di trattamento restrittivo con posizionamento di BIB, che veniva poi rimosso in data 05.06.2006, per gli scarsi risultati ottenuti. Alla dimissione veniva posta diagnosi di: “obesità grave, esofagite da reflusso, rimozione di bolla gastrica”.
In data 25.07.2006, e fino al 21.08.2006, il paziente veniva ricoverato nuovamente presso la Casa di Cura. All’ingresso in clinica veniva registrato un peso di 176 Kg.
In anamnesi veniva annotato:    “forte fumatore, 40 sigarette al dì, APR: appendicectomia.   APP: da alcuni mesi dolore colico in epigastrio e ipocondrio destro, attribuiti a colelitiasi”.
Valutazione dell’anestesista: ASA II.
In data 31.07.2006 veniva quindi sottoposto a intervento chirurgico: “1) Previa introduzione di pneumoperitoneo con ago di Veres sottocostale sinistro si posizionano 6 trocars sotto visione ottica. Esplorazione del cavo peritoneale. A 6 cm dalla giunzione esaofago-gastrica si procede a preparazione di tasca gastrica mediante suturatrice endoGIA 30. Si misura e si reperta l’ileo a 50 cm e 150 cm dal Treitz. Si seziona con endoGIA 30 l’ileo a 50 cm e previa partizione dell’omento si porta l’ansa efferente verso la tasca gastrica Con confezione dell’anastomosi gastro-digiunale mediante endoGIA 30. Sutura in doppio strato di Vycril 3-0 dei fori di penetrazione dell’endoGIA previa introduzione sotto visione ottica del sondino nasogastrico nell’ansa digiunale. Utilizzando l’ansa digiunale afferente si procede ad anastomosi digiuno-ileale a 100 cm con endoGIA 30 e repertata con due clips. Revisione dell’emostasi, toilette del cavo peritoneale, drenaggio sottoepatico perianastomotico gastrico. Sottocute e cute in seta. 2) Preparazione dell’ilo della colecisti e sezione tra clips metalliche del cistico e dell’arteria cistica. Colecistectomia retrograda. Revisione dell’emostasi e posizionamento di drenaggio nel letto della colecisti.”
Dopo l’intervento il paziente veniva trasferito presso la Terapia Intensiva. La mattina del 01.08.2006 vi era la comparsa di crisi di insufficienza respiratoria acuta, per cui veniva sottoposto a intubazione orotracheale e ventilazione meccanica assistita.
In cartella è riportato che non fu possibile eseguire indagine TC perché l’apparecchio non era in grado di sostenere il peso del paziente (165 kg).
Per il perdurare del quadro di insufficienza respiratoria, in data 07.08.2006 veniva sottoposto a tracheostomia. Dopo 5 giorni vi era ripresa del respiro spontaneo e dopo altri 4 giorni veniva dimesso dalla Terapia intensiva.
La dimissione dalla Casa di Cura avveniva il 21.08.2006.
Il paziente riferisce che dopo la dimissione veniva effettuata una visita di controllo, a circa un mese di distanza ed un secondo controllo in data non meglio specificata; riferisce inoltre di non aver ricevuto alcuna prescrizione dietetica alla dimissione, mentre era prescritto un regime nutrizionale al primo controllo.
Dopo la seconda visita (effettuata in data imprecisata) il paziente non veniva più seguito, né sono state fornite indicazioni sulla necessità di controlli clinico-nutrizionale. Sempre a detta del paziente non sono state fornite indicazioni sulla natura dell’intervento e su quello che sarebbero state le evoluzioni future (necessità di controlli periodici, aggiustamenti e modificazioni del regime nutrizionale, possibilità di dover assumere integratori alimentari etc..).
Nel periodo seguente, pertanto, il paziente si gestiva personalmente, rimettendosi all’unica dieta prescritta al primo controllo.
A circa 8 mesi dall’intervento di by-pass gastrico, vi era la comparsa di improvvisi e violenti dolori epigastrici intermittenti, generalmente dopo i pasti, ma talvolta anche lontano da essi. Veniva pertanto contattato telefonicamente il chirurgo operatore che, sempre per telefono, consigliava di assumere del Rilaten. Tale terapia, però, non determinava alcun miglioramento della sintomatologia, tanto che, dato il perdurare del quadro doloroso, il paziente si recava presso un PS dove veniva sottoposto a trattamento con terapia analgesica che portava ad un temporaneo giovamento.
Nei mesi successivi, tale sintomatologia dolorosa si riproponeva invariata nei caratteri (cioè prevalentemente dopo i pasti), con frequenza almeno trisettimanale e regrediva solo dopo alcune ore con terapia analgesica. Contattato più volte il chirurgo operatore veniva confermata la terapia con Rilaten ma, nonostante l’assoluta inefficacia del trattamento, non venivano mai proposti controlli clinici e/o strumentali.
In data 14.11.2007, a seguito dell’ennesima e ingravescente crisi di dolore addominale, il paziente ricorreva nuovamente al PS dove, nonostante la terapia medica somministrata, il quadro doloroso non regrediva, ma anzi aumentava progressivamente di intensità. Di iniziativa personale il sig. P. M. si recava presso la Casa di Cura, dove veniva ricoverato in data 15.11.2007, con diagnosi di occlusione intestinale.
Il giorno seguente (16 Novembre), nonostante il quadro sintomatologico non migliorasse, il paziente veniva sottoposto solamente a terapia medica e controllo RX dell’addome che mostrava un lieve miglioramento del quadro radiologico.
In data 17.11.2007, veniva invece deciso di sottoporre il sig. P. M. a intervento chirurgico d’urgenza:Incisione xifo-sottombelicale. All’apertura del peritoneo abbondante liquido sierocorpuscolato con filamenti di fibrina, che viene aspirato. Strangolamento delle ultime anse ileali per erniazione dietro l’ansa efferente del precedente intervento di bypass gastrico. L’ansa efferente in toto dall’anastomosi gastrica e l’ansa biliare afferente, 3-4 cm dall’emergenza del Treitz, sino a circa 20 cm distalmente all’anastomosi digiunale risultano ischemiche e con necrosi perforativa in più punti. Resezione in più tempi del tratto intestinale ischemico (ansa efferente sino al moncone gastrico e ansa biliare afferente in prossimità del Treitz, sino a circa 30 cm distalmente dall’anastomosi a piè d’ansa alla Roux). Reperto, inoltre, di grossa distensione con iniziale sofferenza ischemica del moncone gastrico defunzionalizzato. Si procede a doppia gastrotomia di minima (antro e fondo) per la sua detenzione e per rendere possibile le manovre chirurgiche nella regione sottodiaframmatica; si aspirano circa 3.500 cc di materiale enterico. Chiusura delle gastrotomie e punti staccati. Si prepara una nuova ansa alla Roux e si monta sul moncone gastrico funzionale con anastomosi effettuata con endoGIA, completata con punti staccati in Vycril, dopo aver controllato la presenza del sondino nasogastrico che si fa procedere distalmente all’anastomosi sull’ansa afferente per circa 30 cm. Anastomosi alla base dell’ansa alla Roux con l’ansa biliare vicino alla l’emergenza del Treitz (endoGIA e punti staccati in Vycril). Si rende infine necessaria ulteriore entero-enteroanastomosi per by-passare l’inevitabile eccessiva angolazione dell’anastomosi a piè d’ansa, effettuata di necessità in vicinanza del Treitz per la funzionalità del transito intestinale. Accurata riperitoneizzazione con la chiusura di tutti gli spazi peritoneali, per escludere la possibilità di eventuali erniazioni. Controllo dell’emostasi. Toilette peritoneale con abbondanti lavaggi e antibiotici (Gentalyn) Drenaggi: sottoepatico dx in prossimità dell’anastomosi gastrica e paranastomotico sinistro vicino il Treitz. Chiusura della parete per piani”.
Dopo l’intervento chirurgico il paziente veniva trasferito in terapia intensiva dove mostrava picchi di iperpiressia, che si fissavano su valori al di sopra di 38°C in data 18.11.2007.
Il giorno successivo (19 Novembre), e quindi in II giornata post-operatoria, il paziente veniva trasferito nel reparto di degenza ordinaria; la lettera di dimissione dalla Terapia Intensiva riportava la seguente terapia antibiotica: Zariviz 2 g x 2 ev (iniziato il 15 Novembre), Gentalyn 80 mg 1 fl x 3 ev (iniziato il 17 Novembre), Deflamon 500 mg 1 fl x 3 (iniziato il 17 Novembre).
In IV giornata post-operatoria (21 Novembre) venivano rimossi il drenaggio addominale sinistro e il catetere vescicale; in V giornata (22 Novembre) veniva sospesa la somministrazione di Deflamon; in VIII giornata (25 Novembre) si procedeva a rimuovere il sondino nasogastrico e il rimanente drenaggio addominale.
Sempre in data 25.11.2007 veniva annotato in cartella clinica: “fuoriuscita di materiale purulento da un tramite della ferita”.
In IX giornata post-operatoria (26 Novembre) il paziente si canalizzava e veniva sospesa la somministrazione di Gentalyn.
Il 29.11.2007 (XII giornata post-operatoria) veniva sospeso anche l’ultimo antibiotico, il Zariviz.
La sera del 29.11.2007, intorno alle ore 20:00 si aveva la comparsa di febbre elevata (38° C) che si manteneva elevata (37,9° C) anche nei due giorni seguenti; veniva pertanto iniziata nuova terapia antibiotica con Ciproxin 500 mg 1 cp x 2 a partire dal 01.12.2007.
Il paziente veniva dimesso in data 02.12.2007 con terapia antibiotica e ferita secernente. Venivano consigliate (a detta del paziente) medicazioni frequenti.
Nei giorni successivi il paziente rimaneva pertanto al proprio domicilio in condizioni di astenia e picchi febbrili che andavano intensificandosi in frequenza ed entità.
In data 10.12.2007, dopo 3 giorni di iperpiressia elevata (fino a 40°C) improvvisa comparsa di rettorragia massiva e stato di shock. Il paziente veniva urgentemente condotto al PS dove si evidenzia un quadro di grave shock emorragico (Hb = 4.8 g/l); dopo aver trasfuso 4 unità di emazie concentrate, il paziente veniva trasferito in altra Struttura.
La TC addome, eseguita al PS dimostrava: “presenza di abbondante contenuto ematico ileale e colico e bolle aeree in corrispondenza del ramo dell’arteria mesenterica superiore e della presunta sede di anastomosi ileale”.
All’arrivo all’Ospedale di destinazione veniva presa visione della TC dell’addome e, dopo stabilizzazione emodinamica con ulteriori emotrasfusioni, il paziente veniva sottoposto ad angiografia selettiva che evidenziava dilatazioni aneurismatiche multiple dell’arteria mesenterica superiore, con prolungato ristagno di mezzo di contrasto nella dilatazione più prossimale, verosimilmente pseudoaneurismatica, non suscettibili di trattamento endovascolare.
Discusso il caso con i chirurghi vascolari, nonché con il paziente e i suoi famigliari, in considerazione dello stato di shock emorragico, del sospetto di deiescenza dell’anastomosi ileale e dell’aneurisma arterioso si decideva di sottoporre il paziente ad intervento chirurgico urgente: “Reimpianto arteria mesenterica superiore. Resezione del Treitz. Digiunostomia. Ileostomia. Drenaggio ascessi multipli. Relaparotomia mediana totale. Aperto il peritoneo si effettua lisi di numerose aderenze viscero-parietali e viscero-viscerali. Si identifica voluminoso ascesso della radice del meso del tenue ed altri microascessi che provocano tenaci aderenze a livello delle anse tenuali. Non sangue libero in cavità addominale. Cautalisi di tali tenaci aderenze. Si mobilizza il Treitz e si osserva cospicuo sanguinamento da almeno 3 pseudoaneurismi dei primi rami digiunali dell’arteria mesenterica superiore (già identificati alla angiografiaeseguita in urgenza). Clampaggio a 1 cm dall’emergenza dell’arteria mesenterica superiore e legatura dei rami arteriosi afferenti agli pseudoaneurismi ottenendo l’emostasi Si asporta il Treitz, anch’esso macerato dall’ascesso. Si prepara il tronco dell’arteria mesenterica superiore per 4-5 cm, inglobato da tessuti necrotici e flogistici. Si constata l’assenza di pulsatilità dell’arteria mesenterica superiore a partire dal livello di emergenza dei vasi afferenti agli pseudoaneurismi. Eparinizzazione sistemica (50 UI/kg) Incisione inguino-crurale sinistra, isolamento e prelievo di un segmento di vena grande safena della lunghezza di circa 5 cm Clampaggio dell’a. mesenterica superiore ed arteriotomia; é presente una dissezione dell’AMS, con occlusione del lume, per una lunghezza di circa 2,5 cm. Resezione del segmento dissecato. La continuità vascolare viene ripristinata mediante innesto di un segmento di vena grande safena, sutura Prolene 5/0. Al rilascio degli angiostati, valida pulsatilità dell’asse arterioso distale, con pronto recupero della vascolarizzazione tenuale (Tempo di ischemia intestinale circa 90 min) Sezione su suturatrice GIA n. 55 del duodeno a livello del ginocchio inferiore e suo affondamento su sovraggitto. Previa preparazione della via biliare principale si posiziona drenaggio di Kehr appena a monte dello sbocco del cistico. Identificato l’antro gastrico si confeziona gastrostomia su Petzer. Si effettuano alcune resezioni tangenziali su GIA n°55 di tramiti fistolosi a livello delle ultime anse ileali Si confezionano una digiunostomia e un’ileostomia: la prima a livello dell’ansa afferente (30-40 cm a valle della gastro-digiuno), la seconda a circa 2 m dalla valvola ileo-cecale. Abbondanti lavaggi. Revisione dell’emostasi. Posizionamento di un drenaggio in Silastic n.27 nel Douglas, uno nel Winslow e uno vicino all’emergenza dell’arteria mesenterica superiore. Maturazione delle due stomie sulla cute nei quadranti addominali destri. Parete in PDS Loop. Cute a punti staccati”.
A distanza di 7 giorni dall’intervento si aveva nuovo episodio di rettorragia massiva con shock emorragico. Il paziente veniva ricondotto urgentemente in sala operatoria in data 17.12.2007 e veniva sottoposto a nuovo intervento chirurgico: “Sutura di ulcera sanguinante. Reincisione addominale mediana. Aperto il peritoneo si lisano aderenze nell’emiaddome sinistro, sino a liberare il moncone di stomaco prossimale e l’ansa digiunale anastomizzata a monte allo stomaco e distalmente esteriorizzata come ileostomia terminale. Gastroscopia intra-operatoria che documenta un’area ulcerata, coperta da coaguli freschi e facilmente sanguinante localizzata immediatamente dopo la linea anastomotica gastro-digiunale sul bordo mesenterico, incisione longitudinale del digiuno in corrispondenza dell’area ulcerata rafia dell’ulcera, emostasi, sutura in duplice strato del digiuno. Abbondante lavaggio della cavità addominale, si accosta la parete addominale con bridge, si accosta la cute con punti in nylon”.
Dopo l’intervento chirurgico il paziente veniva trasferito presso la Terapia Intensiva Post-Operatoria (TIPO) dove permaneva fino in II giornata, quando viene trasferito nel reparto di degenza ordinaria chirurgica.
In XII giornata post-operatoria si aveva comparsa di dolore addominale acuto; veniva eseguita TC addome-pelvi urgente che documentava: “formazione pseudoaneurismatica di possibile pertinenza dell’arteria mesenterica superiore (AMS) originante 2,7 cm dall’origine, e nella probabile sede del patch con v. safena, estesa per circa 9 cm, con diametro assiale di circa 6 cm e discreta quota di tessuto ipodenso periferico compatibile con coagulo”.
Sentito il parere del chirurgo vascolare, in accordo con il paziente ed i famigliari, che venivano informati dell’elevato rischio di un’ischemia intestinale, si decideva di sottoporre il paziente a nuova arteriografia selettiva della AMS ed occlusione della stessa a monte con spirali metalliche a rilascio libero (29.12.2007) in anestesia generale.
Al termine della procedura il paziente veniva nuovamente trasferito in terapia intensiva.
Il decorso veniva quindi monitorato con ripetuti dosaggi degli indici di ischemia intestinale, risultati sempre negativi, e controlli TC seriati.
Il controllo TC del 05.01.2008 mostrava: “[…] esiti del trattamento embolizzante dell’AMS, con pervietà all’origine dell’AMS per circa 1 cm, al di sotto di tale livello l’AMS ha calibro regolare e da essa originano diramazione bilateralmente anastomizzate con rami del tripode celiaco e rami terminali, persiste la raccolta di 7.7×5 cm che avvolge il tratto medio dell’AMSI”.
Nel periodo successivo il paziente andava incontro a progressivo scadimento delle condizioni generali, con comparsa di febbre e stato settico, riconducibile, in base alle emocolture, a infezione da Candida Albicans.
Il successivo riscontro TC mostrava primitività polmonare del processo infettivo con noduli multipli, in parte escavati, delle dimensioni da 0,5 cm a 1,5 cm, associati a falda di pneumomediastino ed episodio di pneumotorace destro (trattato con drenaggio pleurico). Il paziente veniva quindi sottoposto a terapia antifungina sistemica e, in data 14.01.2008, veniva nuovamente trasferito presso il reparto di Rianimazione.
In data 20.01.2008 rientrava in reparto ordinario dalla Rianimazione in condizioni generali scadute e stato settico non risolto.
In seguito a ulteriore intensivo trattamento antifungino, energico supporto parenterale via catetere venoso centrale a inserzione periferica e nutrizione enterale attraverso la fìstola mucosa, il paziente sfebbrava nella prima settimana di Marzo e iniziava un lento recupero delle condizioni generali, con progressivo miglioramento dello stato nutrizionale e dalla capacità di mobilizzarsi.
In data 14.04.2008 veniva trasferito presso l’U.O. di Riabilitazione, con programma di nuovo ricovero presso il reparto di chirurgia per il completamento chirurgico del caso.
Nel Maggio 2008 il paziente subiva un nuovo intervento addominale d’urgenza in cui veniva ricostruito il transito intestinale, mantenendo il drenaggio bilio-pancreatico attraverso il drenaggio di Kehr e la gastrostomia su Petzer.
In data 03.06.2008 subiva un nuovo ricovero in Chirurgia Generale per la ricanalizzazione del transito bilio-pancreatico che veniva eseguito in data 06.06.2008:      “Descrizione: Gastro-digiuno-anastomosi, anastomosi digiuno-digiunale sec. Roux. Relaparotomia mediana. Lisi di numerose aderenze viscero-parietali e viscero-viscerali esito dei pregressi interventi chirurgici. Liberazione di tutto il piccolo intestino che viene misurato dalla valvola ileo-cecale fino all’anastomosi gastro-digiunale (lunghezza 240 cm). Sezione del digiuno a circa 40 cm a valle della gastro-digiuno-anastomosi (10 cm a valle della precedente digiuno-digiuno anastomosi L-L) e confezionamento di anastomosi gastro-digiunale (stomaco escluso dal transito) L-L mediante suturatrice circolare Ethicon 25 a ricanalizzare il transito bilio-pancreatico. Anastomosi digiuno-digiunale manuale T-L con due emicontinue extramucose di vycril 3/0. (Ansa alimentare 40 cm, ansa biliare 30 cm, tratto comune 170 cm). Si lascia in sede la gastrostomia. Due drenaggi da contrapertura uno a ridosso dell’anastomosi gastro-digiunale in fianco destro e uno nel Douglas in fianco sinistro. Emostasi. Lavaggi. Irrigazione della cavità addominale con circa 2 l di soluzione antiaderenziale. Difficoltosa chiusura della parete in PDS loop (fascia muscolare malacica). Cute in clips metalliche e seta 2/0”.
Il paziente veniva dimesso in data 14.06.2008.
In data 22.06.2008 subiva un nuovo ricovero in Chirurgia Generale per la rimozione della gastrostomia, eseguita in data 24.06.2008.
In data 09.08.2008 e fino al 19.08.2008 veniva ricoverato con diagnosi di: “Sindrome da intestino corto, cachessia, ipoalbuminemia severa. Stato anemico che ha richiesto trasfusioni. Ipokaliemia. Fistola biliare paraombelicale dx”. Veniva dimesso con nutrizione parenterale totale (NPT) che continuava fino al 20.12.2008 quando, su indicazione del nutrizionista, rimuoveva il catetere venoso centrale (CVC).
In data 28.08.2009 veniva ricoverato per calcolosi renale sinistra con dilatazione ureterale bilaterale (16 mm a dx e 19 mm a sn). In data 09.09.2009 veniva sottoposto a Ureterocistoscopia: “Introduzione sotto visione di cistoscopio 22 ch. Uretra pervia, ingresso in vescica. Si individua l’ostio ureterale destro e si esegue pielografia ascendente che evidenzia stop a livello dell’uretere lombare. Con difficoltà si supera il calcolo ureterale con filo guida e si posiziona catetere ureterale polaris loop 5 per 26 cm. Catatere vescicale 16 ch”. Nel Gennaio 2011 subentrava la calcolosi renale bilaterale con idronefrosi sinistra che richiedeva il posizionamento di uno stent ureterale.
Il paziente ed i familiari, dubbiosi della congruità dei trattamenti ricevuti, si rivolgevano al ns staff medicolegale il quale confermava loro la negligenza dei sanitari vestita da grave imprudenza.
 
LE NOSTRE CONCLUSIONI MEDICO-LEGALI ERANO:
La disamina della documentazione ci permetteva di rilevare fin da subito un nesso causale tra i problemi insorti nel sig. M. M. e l’intervento chirurgico di By-pass gastrico:

  1. l’indicazione al Bypass gastrico era corretta;
  2. lo studio preoperatorio appare insufficiente: non si reperiscono esami fondamentali quali, PFR (fortissimo fumatore: 40 sigaretta al dì) e la valutazione cardiologica, né vi è traccia di uno studio multidisciplinare che dovrebbe comprendere: valutazione psicologica, nutrizionale, endocrinologica, etc;
  3. Insufficienza respiratoria acuta nel post-operatorio (I intervento) e impossibilità ad eseguire una TC perché il peso del paziente non era compatibile con le risorse della clinica;
  4. Nella descrizione dell’intervento di bypass gastrico non viene descritta alcuna sutura dei difetti mesenterici o dello spazio di Petersen, noti e principali fattori di rischio per il prodursi di un’ernia interna, in particolare per gli interventi eseguiti per via laparoscopica (è dimostrato che la loro chiusura riduce notevolmente la comparsa delle ernie interne);
  5. È stata sottovalutata la sintomatologia dolorosa addominale del paziente che assolutamente doveva fa sospettare un’ernia interna (frequente, nota e potenzialmente catastrofica complicanza del bypass gastrico laparoscopico). La diagnosi e il trattamento tempestivo sono alla base della risoluzione di tali complicanze, che deve avvenire prima dell’irreversibile evoluzione verso la necrosi e la peritonite da perforazione;
  6. Anche dopo il ricovero del 15 Novembre si è aspettato fino al 17 Novembre per l’intervento, quando è pacifico che il reintervento esplorativo (anche solo laparoscopico) va condotto appena si pone il sospetto di ernia interna, per evitare che i fenomeni ischemici possano progredire fino alla necrosi e alla perforazione intestinale; a tale proposito non si può non sottolineare come lo stato occlusivo (livelli idroaerei) era già evidente alla diretta addome del 15 Novembre 2007; l’avere aspettato fino al 17 Novembre per procedere all’intervento ha fatto si che i fenomeni ischemici abbiano potuto progredire fino alla perforazione intestinale per necrosi e quindi abbiano determinato un quadro di grave stato settico da peritonite stercoracea, causa di tutte le successive complicanze;
  7. Il paziente viene dimesso senza preoccuparsi della possibilità, alquanto elevata, di un possibile ascesso intraddominale secondario alla grave peritonite riscontrata al II intervento (sarebbe stata doverosa almeno una indagine strumentale: ECT, TC ). Nonostante la comparsa di uno stato settico generalizzato, con febbre elevata nei tre giorni precedenti la dimissione (29 e 30 Novembre e 1 Dicembre 2007) il paziente viene dimesso con una moderata terapia antibiotica per os (Ciproxin 500 mg 1 cp x 2) e indicazione di medicazioni frequenti per la suppurazione della ferita addominale. Non viene neanche presa in considerazione l’esecuzione di un esame strumentale (ecografia, TC) per verificare l’eventuale possibilità di un ascesso addominale, esame che invece sarebbe stato assolutamente doveroso in considerazione della necrosi intestinale con grave peritonite stercoracea riscontrata all’intervento.

 
Si quantificava il maggior danno nella misura del 65% che veniva così ripartito (considerando che se il I intervento fosse stato eseguito adeguatamente sarebbe comunque rimasta una invalidità del 5-10%):

  1. Resezione di 150 cm di tenue al I reintervento (17.11.2007) e asportazione di III e IV porzione del duodeno al reintervento del 10.12.2007 con conseguenze sindrome dismetabolica (calcolosi renale) e malassorbitiva;
  • insufficienza vascolare da chiusura completa dell’arteria mesenterica superiore (AMS) all’origine (embolizzazione del 29.12.2007);
  • Drenaggio bilio-pancreatico attraverso lo stomaco con conseguente gastrite alcalina cronica e rischio neoplastico aumentato (valutabile nel suo complesso nella misura del 45-50%);
  1. Grave laparocele xifo-ombelicale non emendabile (valutabile nella misura del 15-20%);
  2. Esiti di micosi polmonare con pnemotorace destro drenato e calcolosi reno-ureterale bilaterale con stent ureterale a permanenza a destra (valutabile nella misura del 4-5%);
  3. Danno psichico cronico conseguente e certificato come: “Disturbo Depressivo Maggiore, ricorrente, moderato con manifestazioni ansiose” (valutabile nella misura del 10-15%).

 
La collegiale effettuata con l’ufficio legale contenziosi del convenuto riconosceva la responsabilità dei propri medici e riconosceva un maggior danno biologico pari al 50% (cinquanta)
 
La Casa di Cura coinvolta nei fatti era Assicurata con 3 Compagnie di cui 1 era nel frattempo fallita, ci veniva pertanto risarcito il 60% del valore, mentre abbiamo intrapreso la via legale al fine di ottenere il valore corrispondente al 40% mancante.
 
RISARCIMENTO concordato in sede transattiva: 630.000 euro
RISARCIMENTO OTTENUTO: 378.000
NOSTRE PREVISIONI EX ANTE: 800.000€
OBIETTIVO: recuperare il differenziale con Chirurgo operatore non dipendente, ossia ulteriori 400mila euro circa.
STATUS PRATICA: Causa presso Tribunale con prossima udienza al febbraio 2016 (udienza con probabile giuramento del CTU).
 

Se avete vissuto una storia simile o se avete subito un intervento di chirurgia bariatrica andato non come prospettato dai curanti, inviate una email alla redazione (redazione@responsabilecivile.it) oppure telefonate al 392/7945623

 

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