Il modus operandi previsto dalle Entrate per la trasmissione delle fatture emesse dai CTU comporta un evidente aggravio del carico di lavoro degli Uffici giudiziari

Il Ministero della Giustizia ha avviato una interlocuzione con l’Agenzia delle Entrate per l’individuazione di soluzioni operative in tema di pagamento delle spese di giustizia. Un dialogo che nasce, in particolare, dalle criticità che emergono nella gestione delle fatture emesse dai CTU nei confronti degli Uffici giudiziari.

Lo rende noto la Direzione generale della Giustizia civile del Dicastero, con una missiva indirizzata ai Presidenti di Tribunale e delle Corti d’appello.

Le modalità operative di trasmissione delle fatture previste dall’Agenzia delle Entrate, infatti, finiscono con l’aggravare ulteriormente le complesse attività degli Uffici giudiziari. Nella circolare n. 9/2018 le Entrate evidenziano che “per l’obbligato al pagamento del compenso liquidato dal Giudice a favore del CTU non può trovare applicazione la disciplina della scissione dei pagamenti”.

Lo split payment, infatti, comporterebbe, per la parte obbligata al pagamento del compenso del CTU, il versamento del solo imponibile. L’IVA dovrebbe essere invece riversata all’Amministrazione della Giustizia affinché questa, a sua volta, la riversi all’Erario. Un aggravio delle procedure che ne esclude dunque l’applicazione.

Allo stato, quindi, il CTU, ricevuto il pagamento dalla parte, è tenuto ad addebitare l’imposta, a titolo di rivalsa, all’Amministrazione. Allo stesso modo è tenuto ad emettere fattura, nei confronti di quest’ultima evidenziando che la ‘solutio’ avviene con denaro fornito dalle parti.

Tale modus operandi, tuttavia, sta determinando notevoli criticità.

Le fatture elettroniche che pervengono agli Uffici giudiziari con il sistema di gestione contabile SICOGE, risultano infatti come crediti inestinti, in quanto pagate da terzi. Le fatture devono essere pertanto chiuse tramite una operazione manuale, necessaria affinché il credito possa risultare estinto sulla piattaforma di certificazione gestita dal MEF.

Ciò comporta un evidente aggravio del carico di lavoro degli stessi Uffici, anche per quelli di medie e piccole dimensioni. Ogni anno, infatti, sono migliaia le consulenze tecniche d’ufficio disposte nell’ambito del processo civile. Senza contare, infine, le ripercussioni sulla determinazione dell’indice di tempestività dei pagamenti, alla cui formazione concorrono anche fatture che non corrispondono a debiti reali dell’amministrazione.

 

SCARICA QUI LA MISSIVA DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

 

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