Le sfide che i medici legali del futuro dovranno affrontare.
FRONTIERE TECNOLOGICHE – Le nuove tecnologie sono già presenti. E i cambi che opereranno sulla società sono imminenti. Alcuni saranno graduali, altri esponenziali, altri ancora dirompenti. Prevedere il futuro è sempre incerto. Si possono fare proiezioni, ma non è detto che una tecnologia prenda piede solo perché esiste: è l’esempio dei Google Glass o dell’Apple Watch, che ad oggi stentano a infrangere i cuori dei consumatori. Poi le tecnologie sono sempre suscettibili di evolversi o essere sostituite.
Assieme alla società, cambiano anche i vecchi lavori. Alcuni scompaiono, altri si implementano e si adattano. Il medico legale sembra appartenere alla seconda categoria. È difficile immaginare delle indagini riguardanti un omicidio che non comprendano questa figura, anche nel futuro. Iniziamo questa prova di fantasia da un’attività “minore” di questi professionisti, che si esplica nel visitare persone offese da incidenti o violenze di sorta, per determinare l’entità del danno fisico. L’avvento (e il futuro perfezionamento) di Watson Health (Cervellone IBM, ultimamente prestato all’attività medica), potrebbe forse aiutare il medico in questa attività, affiancandolo nella diagnosi e nella valutazione dell’entità dei danni (cosa che può avvenire anche per il medico normale).
Spingendoci un pò più in là, possiamo immaginare che sonde nano-robotiche (esistono già), potranno essere utilizzate a tale scopo – e di concerto, grazie a IoT (Internet of Things), con Watson. Da qui possiamo proiettarci nel “vero” futuro e nella più significativa attività del medico legale: l’autopsia. Ossia il dettagliato esame medico di un corpo e dei suoi organi, onde stabilirne cause e modalità del decesso ed eventualmente i mezzi utilizzati, in caso di omicidio. Un esame dunque essenziale.
Immaginiamo ora un futuro, forse non molto lontano, nel quale coesisteranno robot, tecniche di eugenetica (modifica genetica operata artificialmente per selezionare o inserire determinate caratteristiche), nanotecnologia, interazione uomo software. Ad esempio, un problema che giuristi e programmatori dovranno affrontare, sarà quello di stabilire se, come e in che modalità, un robot avrà potere di infliggere danni a una persona. Sembra banale sostenere che non sarà ammissibile, ma non è così semplice.
Innanzitutto un robot necessiterà di autonomia e dunque di discrezionalità. Dalla discrezionalità discende l’interpretazione …cosa che diventa problematica quando un robot potrà interpretare le famose 3 leggi di Asimov o comunque la propria programmazione. Poi bisogna considerare che un robot dovrà poter ignorare ordini umani. Ci sono già esperimenti in tal senso: ad un robot viene ordinato di camminare su un tavolo, ma incontrando il bordo si arresta per non cadere.
Terzo, un robot potrebbe essere chiamato a difendere qualcuno da un’aggressione umana, dovendo a sua volta respingere con la forza la stessa. Oppure potrebbe dover salvare qualcuno (bambini ad esempio), sacrificando adulti. Andiamo oltre: proiettando nel futuro tecnologie robotico-informatiche già esistenti, un robot sarà sempre più capace di simulare l’attività umana. Poniamo ora che un robot sia craccato (o programmato autonomamente) per uccidere, simulando una certa forza (ad esempio in una pugnalata), una certa balistica ecc.
Come farà il Coroner del futuro (una volta era l’inglese Magistrato della Corona) a comprendere che si tratta di falsi segnali? Dovrà a sua volta necessitare di un aiuto-robotico (magari un ibrido Watson/Siri sul modello dell’amato Jarvis di Iron Man!?) per analizzare altri tipi di tracce (non organiche)? Se sì, quali? Ovviamente tutto il comparto dell’analisi scientifica dovrà crescere di pari passo per permettere a investigatori e medici legali di avere strumenti identificativi in tal senso.
Oppure come si potrà porre il nostro Coroner di fronte a ferite o segni inferti da umani, ma con arti bionici o con esoscheletri? Dobbiamo anche comprendere che buona parte dell’esperienzialità di un medico legale, nasce dall’indagine comparativa con una letteratura di precedenti. Ma quando queste nuove possibilità “tecno-assassine” prenderanno piede, questa casistica mancherà.
Un altro tuffo nella fantasia: i nano-robot. Nel futuro avremo sempre più elementi robotici nel nostro corpo.
Verranno certamente utilizzati dapprima in campo diagnostico/curativo, per valutare danni, malattie, eliminare cancri ecc. La pratica potrebbe però virare su altri utilizzi, come attività di prevenzione per garantirci una vita lunga (forse troppo) e sana (forse troppo). Tra questi, nanotecnologie in grado di non farci ingrassare, di eliminare scorie dannose o di intervenire nei processi cellulari.
Ma ancora, se qualcuno craccasse il sistema, o riuscisse a introdurre nel nostro corpo, nanotecnologie in grado di danneggiarci da dentro – magari anche in tempi “insospettabili” – o di simulare (indurre/creare) malattie, fino a portarci alla morte, come farebbe un medico legale a capirlo da un esame autoptico?
Forse dovrebbe valersi anch’egli della stessa tecnologia e dunque iniziare ad usare metodi di scansione esterna del corpo e nanorobot che individuino le tracce di un intervento anomalo. Ma il piano potrebbe anche spostarsi sull’informatica e dunque l’esigenza sarebbe quella di individuare fisicamente i nanorobot “assassini” per estrarne i dati di programmazione. Dunque una competenza ulteriore da ottenere per un professionista che già deve possedere una conoscenza multidisciplinare (medica e legale) piuttosto approfondita. Forse un’occasione per creare una Facoltà nuova, che formi e specializzi in questa branca a cavallo fra due (forse tre) discipline.
Eppure ci sono scenari ancor più inquietanti. Sembrano fantasiosi, ma forse nella pratica lo sono meno di quelli precedenti. Infatti esistono già delle tecnologie (sul nascere) per la lettura del pensiero (Facebook e DARPA stanno compiendo studi in tal senso), orientati (in parte) a permettere un’interazione uomo-macchina, o meglio, software, direttamente dalla mente.
Le tecnologie non sono mai però a senso unico. Ciò significa che qualcuno potrebbe sfruttare il meccanismo inverso ed indurre una persona, contro la sua volontà o inconsapevolmente, a suicidarsi. Oppure a commettere delitti nei confronti di terzi. Come potrà il Coroner comprendere se vi è stata un’influenza – e che tipo – sul pensiero del deceduto?
In tal senso lo sviluppo della neurologia – che oggi ci permette di avere la tecnologia DBS (Deep Brain Stimulation: in grado di influenzare umore ed emozioni) – dovrà lavorare anche sul fronte contrario – ossia quello della PET funzionale, dell’fMRI e della Neuroimaging in generale – per indicare quali tracce “organiche” può lasciare l’uso di tecniche di influenza elettromagnetica. Il piccolo problema è che queste scansioni, ad oggi, si fanno sui vivi! Lo stesso lavoro in senso contrario lo dovrà fare l’informatica, sapendoci dire come sarà possibile comprendere se un chip – magari installato nel cervello – sia stato bypassato o craccato o comunque sfruttato. Un’altra cosa da studiare per il “povero” medico legale del futuro.
Un ultimo senario – ma ve ne potrebbero essere ancora – potrebbe essere quello, ben più inquietante, dell’eugenetica. Posto che tale disciplina sarà certamente regolamentata in maniera rigorosa, si può però immaginare che quando si potrà intervenire per decidere le caratteristiche di un nascituro (intelligente, bello, carismatico, occhi verdi, alto ecc.), uno “scienziato pazzo” – o un’organizzazione criminale del futuro, perché anche loro si evolveranno! – potrebbe programmare geneticamente una persona per morire dopo un certo tempo. Oppure per rivelare determinate caratteristiche (aggressività, indole al suicidio ecc.) al presentarsi di una determinata situazione. Di più, si potrebbe creare esternamente al corpo, un agente con le stesse caratteristiche genetiche di un individuo, che interagendo col soggetto (banalmente essendo ingerito con una bevanda) potrà causarne la morte, senza lasciare traccia e confondendosi con le cellule.
Questa sicuramente potrebbe essere una sfida molto ardua per il nostro Coroner del futuro, poiché necessiterebbe di approfondite analisi del DNA e/o di tutti gli organismi presenti in un corpo. Ma potrebbe essere proprio e sempre la tecnologia robotica o di analisi informatica del DNA stesso ad aiutare il medico in quest’operazione. Forse addirittura il medico legale del futuro sarà privato anche del bisturi, “limitandosi” a dirigere i lavori effettuati da un robot o da nanotecnologie che non avranno bisogno di indagini invasive.
Una “chicca” finale: i cloni. Come si potrà capire se il nostro caro estinto sia un clone o no? In un mondo dove tutte queste tecnologie interagiranno, dove si potrà replicare la nostra genomica, dove i software potranno (possono già) simulare i nostri stati d’animo, le nostre caratteristiche più intime, il nostro modo di camminare, di firmare, di scrivere, come farà il medico-legale a riconoscerci? Tatuaggi?! Bè forse in quel mondo anche i tatuaggi saranno scannerizzabili e “programmabili” (e mutabili) sotto pelle (con buona pace dei tatuatori). Allora, in un mondo dove tutto è copiabile e riproducibile, l’unica cosa che ci potrà far riconoscere saranno, banalmente, le cicatrici.
Certo, si dirà, molta fantasia. E poi tutte queste pratiche, usi, tecnologie saranno vietate. Indubbiamente: come oggi sono vietati il contrabbando d’armi, le droghe sintetiche e le armi biologiche! ..Ma tanto noi avremo degli ottimi, preparati e intelligenti medici legali che col loro intuito e con la loro esperienza, sapranno risolvere il giallo robogenetico.
Avv. Gianluigi Maria Riva