L’OMCeO di Palermo si costituirà parte civile nel processo al diciannovenne accusato di molestie sessuali nei confronti di un camice bianco in servizio alla guardia medica di San Cipirello

L’Ordine dei medici di Palermo si costituirà parte civile nel processo all’aggressore di Antonella Rosselli. La dottoressa è rimasta vittima a inizio agosto di un episodio di molestie sessuali da parte di un ragazzo di diciannove anni. Il tutto mentre era in servizio alla guardia medica di San Cipirello, nel palermitano.

“Servono misure urgenti e strutturali per garantire sicurezza  – ha detto la dottoressa Rosselli –  soprattutto nelle guardie mediche che si trovano in luoghi particolarmente isolati”. Il camice bianco, dopo l’episodio di violenza subito è subito tornata al suo lavoro. “In certe condizioni – ha sottolineato – per scansare un’aggressione non ci si può affidare all’esperienza o alla fortuna”.

“Nel mio caso – ha raccontato la dottoressa al presidente dell’OMCeO di Palermo, Toti Amato – l’esperienza mi ha permesso di riconoscere subito il possibile rischio”. Un sospetto nato già dal momento in cui la professionista ha aperto la porta all’aggressore che bussava con la scusa di avere forti dolori allo stomaco.

“Non ci ho creduto, ma sono un medico e, al di là delle mie impressioni, devo accertarmi dello stato di salute di chiunque. La buona sorte poi ha fatto il resto perché i sanitari del 118, che sostavano nell’edificio accanto, erano presenti e non fuori per servizio. Alle mie urla sono intervenuti immediatamente e il ragazzo è scappato con l’auto che aveva lasciato nel piazzale, probabilmente non per caso”.

La dottoressa ha quindi ringraziato i sanitari per il loro aiuto, oltre che le istituzioni per le tante  manifestazioni di solidarietà ricevute.

“Ma vorrei ringraziare soprattutto – ha sottolineato– il lavoro certosino dei carabinieri di San Cipirello, che prontamente hanno svolto le indagini e individuato subito l’aggressore”. Ciò nonostante l’uomo avesse fornito le generalità, perfettamente coincidenti, di un altra persona e le immagini delle telecamere di videosorveglianza non fossero chiare.

“Il racconto della collega Rosselli apre un tema importante – ha evidenziato Toti Amato – suffragato anche da un’indagine conoscitiva condotta dall’”Associazione nazionale Hospital&Clinical Risk Managers”.

La ricerca ha coinvolto un folto numero di professionisti della sanità, tra medici e infermieri. I risultati hanno confermato quanto sia importante l’esperienza di un medico o di un operatore sanitario per potere riconoscere subito eventuali rischi e prevenirli.

Il dato significativo è che ha subito più aggressioni il professionista più giovane, con meno esperienza e meno anni di attività. Ma ciò che allarma di più è l’inconsapevolezza delle procedure aziendali messe a punto proprio per aiutare a prevenire e gestire gli episodi di violenza.  Solo pochissimi, infatti, hanno partecipato a corsi di formazione specifica.

“Ogni azienda sanitaria – ha evidenziato Amato – dovrebbe potenziare la propria struttura di risk management. Sarebbe un primo passo per limitare i danni in situazioni di pericolo, come ha fatto la dottoressa Rosselli, che solo grazie alla sua personale esperienza ha saputo valutare velocemente la situazione, scegliendo poi la migliore tecnica di gestione”.

 

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