Annullate dalla Cassazione le condanne per omicidio colposo nei confronti di tre medici finiti a giudizio dopo la morte di un uomo deceduto per le complicanze insorte durante un intervento ai denti

Morì per le complicanze insorte durante un intervento ai denti, effettuato nel giugno del 2008 presso una clinica del salernitano. Un’operazione di impiantologia ossea svoltain anestesia totale, da cui l’uomo, un imprenditore conciario irpino di 52 anni, non si svegliò più. Vano, infatti, fu il trasporto all’ospedale Santa Maria Incoronata dell’Olmo di Cava de’ Tirreni.

La tragedia portò all’apertura di una vicenda processuale che si è protratta per anni. Tanto che nei giorni scorsi, la Suprema Corte di Cassazione ne ha sancito la fine con una sentenza che annulla senza rinvio, per intervenuta prescrizione dei termini, le condanne emesse nei primi due gradi di giudizio.

A processo erano finiti i 3 medici che svolsero l’intervento: un anestesista di Sarno, un medico di Nocera Inferiore e un chirurgo di Napoli. Sia il Tribunale che la Corte di appello ne avevano riconosciuto le responsabilità.

I professionisti erano stati condannati per omicidio colposo a un anno di reclusione, nonché al risarcimento nei confronti dei familiari della vittima.

L’intervento chirurgico, come ricostruisce il Mattino, consisteva nell’innesto osseo di impianti in titanio. Secondo i Giudici del merito, i camici bianchi avrebbero omesso di eseguire l’estubazione protetta del paziente, per ridurre il rischio di spasmi glottidei da risveglio. Nel corso dell’operazione, infatti, la bocca del paziente era stata tenuta aperta in maniera prolungata. Inoltre – riporta il quotidiano campano – una volta sorto lo spasmo, gli imputati avrebbero omesso di eseguire una “corretta” tracheotomia chirurgica. Avrebbero invece eseguito un’incisione “non ritenuta idonea” alla base dell’epiglottide, a monte della sede del fenomeno ostruttivo. Con il ricorso per cassazione, tuttavia, il reato è caduto in prescrizione.

 

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