Il sistema trasfusionale del nostro Paese pronto a rispondere all’incremento della domanda

Invecchiamento della popolazione, identificazione di nuove indicazioni terapeutiche, aumento delle diagnosi e nuovi bisogni espressi da Paesi con economie emergenti. Sono questi alcuni delle cause che hanno portato, negli ultimi anni, ad un costante incremento nell’utilizzo dei medicinali plasmaderivati (MPD); tali medicinali, prodotti a partire dal plasma umano, sono insostituibili nel trattamento di molte condizioni cliniche acute e croniche quali immunodeficienze congenite, malattie neurologiche, emofilia e altri disordini congeniti della coagulazione, cirrosi e sue complicanze.

Anche in Italia si è osservato un aumento della domanda di questi medicinali. Lo evidenzia il rapporto ISTISAN «Analisi della domanda dei principali medicinali plasmaderivati. Anni 2011-2014» realizzato dal Centro nazionale sangue, in collaborazione con l’Ufficio IV della Direzione generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica del Ministero della Salute, e presentato oggi nel corso di un convegno all’Istituto Superiore di Sanità.

“Tutte le attività trasfusionali in Italia si fondano sulle donazioni volontarie, periodiche, responsabili, anonime e gratuite di 1milione e 800mila donatori in massima parte associati – ha affermato Giancarlo Maria Liumbruno, Direttore del Centro Nazionale Sangue – e in questo contesto etico e normativo il Sistema di plasmaderivazione assicura la produzione dei MPD attraverso la lavorazione in conto terzi (conto-lavorazione) del plasma raccolto dalle strutture pubbliche del sistema trasfusionale italiano. I dati dimostrano che il Sistema è in grado di garantire alle Regioni livelli elevati di copertura della domanda di MPD a carico del Servizio Sanitario Nazionale, assicurando una continuità della fornitura dei principali MPD di almeno 7 – 8 mesi, mettendo al riparo i pazienti italiani da possibili situazioni di carenza a livello internazionale e le regioni da eccessive fluttuazioni dei prezzi internazionali”.

I dati presentati rilevano che, a partire dal 2000, la quantità di plasma inviato all’industria su scala nazionale ha avuto un tasso di incremento medio del 3,6%, passando da un totale di 462.805 chilogrammi a 782.767 chilogrammi nel 2015 (+69%). Per quanto riguarda la domanda dei medicinali plasmaderivati inclusi nei contratti di conto-lavorazione si rileva che la domanda di Immunoglobuline è stata caratterizzata da una rapida e costante crescita (+24% nel quadriennio 2011-2104) raggiungendo nel 2014 un valore di circa 4,4 tonnellate, pari a 73 grammi per mille abitanti. Nello stesso quadriennio, la domanda di Fattore VIII di origine plasmatica e concentrati di complesso protrombinico è cresciuta in modo molto sostenuto, rispettivamente del +43% e +45%, raggiungendo, nel 2014, 147 e 37,4 milioni di UI (pari rispettivamente a 2,4 e 0,6 UI pro capite).

L’andamento della domanda di antitrombina appare costante nel quadriennio considerato (2 UI pro capite), confermando l’Italia come il secondo consumatore (dopo il Giappone) a livello internazionale. Per quanto riguarda l’albumina, i dati di consumo nel periodo di riferimento, in linea con il quinquennio precedente, mostrano un andamento stabile della domanda con picchi in alcune Regioni italiane di 4-5 volte superiori rispetto ad altre. Nel 2014 la domanda totale e standardizzata per mille abitanti è stata rispettivamente di 36,3 tonnellate e 598 grammi, confermando l’Italia ai primi posti a livello internazionale per il consumo di questo medicinale.

Alla luce di questi dati e dell’impatto che l’utilizzo di questi prodotti ha sull’autosufficienza e sulle risorse finanziarie del Servizio sanitario Sanitario nazionale Nazionale,  è necessario e urgente, per le Istituzioni preposte al controllo e alla governance del sistema, promuovere interventi mirati al recupero dell’appropriatezza nell’utilizzo clinico e orientati ad una attenta e puntuale analisi dei fabbisogni dei pazienti. “Questo obiettivo – ha spiegato Liumbruno – si può realizzare, in primo luogo, attraverso il continuo sviluppo e aggiornamento delle competenze del medico di medicina trasfusionale che, ove messe al servizio della rete assistenziale, possono offrire l’opportunità di un monitoraggio del razionale utilizzo dei medicinali plasmaderivati, entrando nel merito dell’appropriatezza delle prescrizioni e operando come gatekeeper per l’accesso a tali opzioni terapeutiche”.

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