La qualità delle cure è la principale motivazione alla base della mobilità sanitaria. Incidono significativamente anche le liste di attesa

I numero di pazienti migranti in Italia tocca quota 1,7 milioni, con un aumento del 21,4%. Di questi 950 mila sono  malati mentre 825 mila sono accompagnatori. E’ quanto emerge dal VII rapporto Rbm-Censis sulla mobilità sanitaria. Il dato si confronta con la situazione del 2015.

I costi del fenomeno sono elevati, raggiungendo i 4,3 miliardi di euro, con un aumento pari al 10,2% rispetto all’annualità precedente (3,9 miliardi). Nel saldo tra crediti e debiti, tredici regioni su 20 presentano un bilancio negativo. Tra queste figurano, in primis, Campania, Calabria e Lazio.

Il report evidenzia, inoltre, una migrazione prevalente da sud a nord di circa 258 mila persone. Di queste circa 72 mila provengono dalla sola Campania. La mobilità sanitaria dal sud al centro riguarda invece 235 mila persone, mentre sono 180 mila quelle che si spostano da centro al nord.

I poli attrattivi sono rappresentati principalmente da Roma, Milano, Genova, Bologna, Padova, Firenze, Pisa e Siena.

Un migrante della salute su quattro si reca in una di queste città. In oltre la metà dei casi (56%) la motivazione alla base della migrazione è la qualità delle cure. Ma incidono significativamente anche le liste di attesa (25%) e la logistica (19%).

Quanto alle prime i tempi nell’ultimo anno vanno dai 33,69 giorni di media nel Veneto agli 82,54 giorni di media nel Lazio. In Campania occorre invece attendere mediamente 70,04 giorni.

Il valore medio dei ticket va dai 67 euro del Veneto ai 33 della Sardegna, passando per i 44 medi per della Campania. La spesa sanitaria privata, invece, va dagli oltre 650 euro pro capite del Veneto e della Liguria ai 324,56 euro della Campania.

L’incidenza delle cure rinunciate o differite riguarda oltre 12,2 milioni di italiani e va dal 15% del nord-est al 39% del centro. Nel sud e nelle isole il valore si attesta al 28%.

Le principali patologie che spingono alla migrazione, infine, sono di natura prevalentemente oncologica (43%) e cardiovascolare (26%). Seguono le gravi malattie croniche (24%) e le gravi patologie pediatriche (7%).

 

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