Una ginecologa e un’ostetrica sono state rinviate a giudizio per il decesso di una donna, morta alla 24esima settimana di gravidanza assieme alle gemelline che portava in grembo

Una ginecologa e un’ostetrica in servizio presso la Clinica Mangiagalli di Milano sono state rinviate a giudizio con l’accusa di  omicidio colposo; finiranno davanti al Giudice per il decesso di una donna morta alla 24esima settimana di gravidanza assieme alle gemelline che portava in grembo.

I fatti risalgono all’aprile del 2016. La gestante, 36enne originaria della provincia di Sondrio, si era presentata presso la struttura sanitaria in preda a forti dolori addominali. Ricoverata nel reparto di Patologia della gravidanza, era morta due giorni dopo a causa di una violenta emorragia interna.

La donna era già stata ricoverata nei giorni precedenti all’Ospedale San Raffaele per delle complicazioni. La mattina del decesso, secondo quanto ricostruito nell’inchiesta, ebbe cali di pressione e svenne più volte.

Secondo la perizia dell’esperto incaricato dai parenti, se la ginecologa avesse approfondito quei sintomi senza perdere tempo avrebbe certamente individuato la causa dell’emorragia; a quel punto un intervento chirurgico immediato, pur presentando alti rischi, avrebbe potuto salvare la vita alla paziente.

Le conclusioni dei periti incaricati dalla Procura, depositate un anno fa, sembravano invece portare verso la richiesta di archiviazione.

I consulenti avevano ravvisato delle “probabilità considerevoli” di sopravvivenza della paziente qualora i sanitari avessero agito diversamente. Tuttavia, tali “probabilità” non soddisfacevano i criteri richiesti in sede penale per provare il nesso causale tra l’operato del personale e il tragico epilogo.

In altri termini, pur essendo state ravvisate gravi omissioni, secondo gli esperti non si poteva affermare con certezza “che la donna e le bambine anche di fronte a interventi effettuati tempestivamente sarebbero sopravvissute”.

Nell’udienza preliminare, svoltasi lo scorso febbraio, il pm aveva ribadito l’assenza del nesso causale tra l’omissione “gravemente colposa” degli imputati e il decesso della gestante, morta alla 24esima settimana di gravidanza.

I legali della famiglia hanno invece insistito nel chiedere il processo parlando, in una memoria, di “fatti gravissimi“; a loro avviso i sanitari non avrebbero posto “in essere i doverosi provvedimenti diagnostici e terapeutici” per salvare la paziente e i nascituri.

La Procura aveva chiesto l’archiviazione dell’indagine ma il gip aveva dato ragione alla parte offesa ordinando l’imputazione coatta e richiedendo il rinvio a giudizio. Nelle scorse ore è arrivata la decisione del Giudice per l’udienza preliminare che ha fissato l’inizio del processo per il prossimo 18 giugno.

E’ stata invece prosciolta da ogni accusa una seconda ostetrica coinvolta nell’inchiesta; quest’ultima, infatti, avrebbe avuto un ruolo solamente marginale nella tragica ricostruzione dei fatti.

 

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