L’imputata, accusata di omicidio stradale, si sarebbe messa alla guida con un tasso di alcolemia superiore a 1,50 e dopo l’assunzione di cocaina

Tre anni, sei mesi e venti giorni di reclusione. Si chiude con un patteggiamento il processo a carico di una studentessa di 28 anni accusata di omicidio stradale in relazione alla morte di un’altra ragazza, quasi coetanea (aveva 26 anni), risalente all’aprile del 2019.

L’imputata era stata arrestata all’indomani dell’incidente e messa subito ai domiciliari. La misura cautelare era stata poi allentatata per permetterle di frequentare le lezioni universitarie.

In base a quanto ricostruito dagli inquirenti la giovane si era messa alla guida alle 9 e 30 del mattino con un tasso superiore a 1,50 di alcolemia e dopo l’assunzione di cocaina. La sua vettura a un certo punto aveva sbandato, salendo sul cordolo che divide la strada dal marciapiede ciclo pedonale. Il veicolo era andato a sbattere contro un palo della segnaletica che crollando aveva travolto la vittima, uccidendola sul colpo.

Per Giordano Biserni, presidente dell’ASAPS (Associazione Sostenitori e Amici Polizia Stradale), che si è costituita parte nel processo, la legge sull’omicidio stradale approvata nel 2016 va rivista.

“La sentenza frutto dell’istituto del patteggiamento, applicazione di una pena su richiesta delle parti, dà la misura – afferma – della ormai certificata inadeguatezza della legge sull’Omicidio stradale a raggiungere lo scopo di una sentenza veramente giusta e dissuasiva per chi uccide sulla strada. Non è servita l’elevazione delle pene da 8 a 12 anni nei casi più gravi connessi con l’abuso di alcol o sostanze stupefacenti perché il patteggiamento e l’applicazione delle attenuanti riportano quasi sempre le pene irrogate ai livelli minimi, che spesso sono vicini o corrispondono alle sentenze emesse prima della approvazione della legge n.41/2016. Questo sistema – conclude – con una normativa che trova sempre e comunque il modo di favorire il colpevole che uccide mentre mortifica le aspettative della vittima e dei suoi familiari, mantiene il suo connotato deludente”.

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