Un’indagine condotta dalla sezione Giovani del sindacato evidenzia il mancato rispetto della normativa che prevede il limite massimo di 48 ore di lavoro settimanali e quello minimo di 11 ore consecutive di riposo giornaliero per ogni periodo di 24 ore

“Le Università continuano a non applicare la legge europea sull’orario di lavoro ai medici in formazione”. Lo denuncia l’Anaao Assomed che, a un anno di distanza dalla prima diffida, ha replicato oggi l’invio a tutti gli atenei di un secondo avviso.

Da una rilevazione condotta dal Settore Anaao Giovani, infatti, è emerso che presso alcune scuole di specializzazione, non sono ad oggi rispettati, per i medici in formazione specialistica, i limiti in materia di orario di lavoro. In caso di ulteriori violazioni, inoltre, l’Associazione dei medici e dirigenti del Ssn annuncia che si rivolgerà alle competenti sedi dell’Ispettorato del lavoro, riservandosi di avviare anche azioni in sede giudiziaria per i casi più gravi.

“Nonostante i pareri del Ministero della Salute e dell’Osservatorio Nazionale per la formazione medico-specialistica abbiano confermato che, per espressa previsione della direttiva 2000/34/CE in materia di orario di lavoro, anche per i medici specializzandi vale la regola relativa al periodo di riposo minimo giornaliero di 11 ore consecutive per ogni periodo di 24 ore ed il limite massimo settimanale di 48 ore lavorative, l’Università – sottolinea il Sindacato – resta aggrappata tenacemente al colpevole silenzio in proposito del Ministero dell’università e della ricerca, e la normativa risulta ad oggi largamente disattesa”.

Le oltre 500 segnalazioni ricevute dai medici in formazione attraverso l’indagine Anaao Giovani, confermerebbero che nel 47% dei casi la normativa non viene rispettata in nessuno dei suoi articoli, mentre considerando il mancato rispetto di almeno uno di essi la percentuale sale al 67%.

Nel 61% dei casi in cui la normativa non viene rispettata è stata avanzata una richiesta di adeguamento sia attraverso contatti informali con i Direttori delle Scuole che attraverso i rappresentanti, laddove presenti, in seno ai Consigli di Scuola di Specialità. Nel 53% dei casi, tuttavia, la risposta sarebbe stata “un silenzio ostinato ed indifferente”, mentre il 23% dei casi, i giovani avrebbero addirittura ricevuto in risposta minacce di vario genere, dal divieto di accesso alle sale operatorie sino alla bocciatura all’esame per il passaggio di anno.

Nel 60% dei casi di mancata osservanza, gli specializzandi lavorano stabilmente più di 48 ore a settimana; nel 30% dei casi chi svolge un turno notturno ha lavorato durante il giorno anche oltre le ore 16:00 (7%); nel 22% dei casi lo smonto dopo un turno notturno avviene almeno 2 ore dopo l’entrata in servizio dei colleghi del turno diurno, in alcuni casi, ci si ferma addirittura sino al primo pomeriggio (10%).

“Sono ovvie – conclude l’Anaao – le implicazioni del mancato rispetto di quanto previsto dalla legge in termini di aumento dei rischi per la salute e la sicurezza di pazienti ed operatori. Chi lavora più dei limiti massimi di legge ha infatti una probabilità significativamente più alta, (83.7% vs 30.7%) rispetto ai Colleghi di Scuole in cui si lavora massimo 48 ore a settimana, di trovarsi in una situazione di rischio per il paziente o per se stesso derivante da un ridotto livello di attenzione a causa della stanchezza”.

 

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