Il Governo approva un decreto con misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario per integrare la disciplina penale relativa alla detenzione domiciliare e alla concessione dei permessi a chi si trova in carcere per reati di mafia o terrorismo

Nella serata di ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato un decreto legge che introduce misure urgenti per la funzionalità dei sistemi di intercettazioni di conversazioni e comunicazioni, ulteriori misure urgenti in materia di ordinamento penitenziario, nonché disposizioni integrative e di coordinamento in materia di giustizia civile, amministrativa e contabile, e disposizioni urgenti in materia di tutela dei dati personali nel tracciamento dei contatti e dei contagi da COVID-19.

Il testo, in particolare, integra la disciplina penale relativa alla detenzione domiciliare e alla concessione dei permessi, stabilendo che, nel caso in cui le istanze siano presentate per detenuti per i reati di mafia o terrorismo, l’autorità competente, prima di pronunciarsi, chieda, tra gli altri, il parere del procuratore della Repubblica presso il tribunale che ha emesso la sentenza.

Nel caso di detenuti sottoposti al regime previsto dall’articolo 41-bis, è necessario anche il consulto del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo in ordine all’attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata ed alla pericolosità del soggetto.

Salvo che ricorrano esigenze di motivata eccezionale urgenza, si dispone che il permesso non potrà essere concesso prima di ventiquattro ore dalla richiesta degli stessi pareri, mentre per l’applicazione della detenzione domiciliare, il magistrato di sorveglianza ed il tribunale di sorveglianza decidono non prima, rispettivamente, di due giorni e di quindici giorni dalla richiesta dei suddetti pareri, anche in assenza di essi.

Solo poche ore prima, nel corso di un question time alla Camera, il Guardasigilli aveva bollato come “totalmente e inequivocabilmente falso” il messaggio per cui il governo starebbe scarcerando i mafiosi, sottolineando come nel decreto legge Cura Italia “i mafiosi vengono esplicitamente esclusi dall’accesso alla detenzione domiciliare”.

Rispondendo nell’Aula di Montecitorio a un’interrogazione a prima firma del deputato Francesco Lollobrigida sul tema delle scarcerazioni durante l’emergenza causata dalla pandemia da Covid-19, Bonafede aveva inoltre chiarito che “i principi e le norme della nostra Costituzione sono univocamente orientati ad affermare l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Ciò vuol dire che non c’è alcun governo che possa imporre o anche soltanto influenzare le decisioni dei giudici, in questo caso dei giudici di sorveglianza”.

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