L’orientamento interpretativo della Cassazione può ritenersi consolidato anche in presenza di un solo precedente di legittimità, univoco e chiaro

Nel presentare un ricorso in Cassazione, occorre fare attenzione alla sussistenza di un precedente di legittimità,  ipotesi di inammissibilità dell’impugnazione prevista dall’art. 360 bis del codice di procedura civile.

Tale norma, nello specifico, si riferisce a due fattispecie: quando il provvedimento impugnato ha deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte e l’esame dei motivi non offre elementi per confermare o mutare l’orientamento della stessa; quando è manifestamente infondata la censura relativa alla violazione dei princìpi regolatori del giusto processo.

In relazione al primo caso, la Suprema Corte di Cassazione ha fornito delle importanti precisazioni con l’ordinanza n. 4366/2018. Il ricorso esaminato dai Giudici del Palazzaccio si riferisce a una controversia incentrata su un procedimento esecutivo immobiliare.

Ma ciò che rileva, al di là della vicenda, è il principio di diritto stabilito dal Palazzaccio.

Gli Ermellini hanno sottolineato che, la presenza anche di un solo precedente di legittimità, quand’anche unico e perfino remoto, ma univoco e chiaro, è idonea a far ritenere la sussistenza di un orientamento interpretativo che può qualificarsi consolidato. Ciò in quanto non si è mai evidentemente apprezzata la necessità di rimetterlo in discussione.

Pertanto, qualora nell’impugnazione manchino delle valide critiche al precedente al quale si sia ispirata la sentenza gravata, il ricorso stesso deve essere dichiarato inammissibile.

Del resto la funzione di filtro prevista dalla normativa consiste proprio “nell’esonerare la Suprema Corte dall’esprimere compiutamente la sua adesione al persistente orientamento di legittimità”. La ratio dell’art. 360 bis c.p.c. è quella di consentire una più rapida delibazione dei ricorsi “inconsistenti”.

 

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