Il Ministero della Salute ha recentemente presentato una proposta di Regolamento in materia di screening dei donatori di gameti che prevede anche l’obbligo che essi siano sottoposti a consulenza genetica, oltre a quello di eseguire una serie di indagini di tipo clinico.
IL COMUNICATO DEL MINISTRO LORENZIN – «Occorre effettuare lo screening genetico di geni autosomici recessivi risultati prevalenti nel contesto etnico del donatore in base a prove scientifiche internazionali, nonché una valutazione del rischio di trasmissione di patologie ereditarie che risultano presenti nella famiglia del donatore, dopo aver ottenuto l’autorizzazione. Vanno fornite informazioni complete a norma delle disposizioni in vigore negli Stati membri. Al ricevente vanno fornite e spiegate con chiarezza informazioni dettagliate sui rischi associati e sui provvedimenti presi al fine di attenuarli».
Immediata l’obiezione delle società scientifiche nazionali attive nel campo della procreazione assistita: CECOS; SIFES e MR, SIOS.E e l’Associazione “Luca Coscioni”: “l’obbligo di consulenza genetica per i donatori non serve ad aumentare la sicurezza dei trattamenti per nessuno dei soggetti coinvolti, ma ha come unico effetto l’allungamento delle liste d’attesa, violando così il diritto dei cittadini a sottoporsi a un trattamento assolutamente lecito nel nostro Paese”.
«Responsabilecivile.it» ha posto alcune domande all’Avvocato Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni.
1 – Perché ritenete inutili le indagini cliniche proposte dal Ministro Lorenzin?
L’elenco degli esami che vengono effettuati ai donatori è già completo della parte genetica. Secondo le società scientifiche ci sono diversi gravi motivi per cui, come professionisti nel campo della Procreazione Assistita, riteniamo questo Regolamento del tutto inaccettabile. Non solo perché ha come unico scopo quello di allungare i tempi di attesa, ma questa disposizione comporta una gravissima violazione del diritto alla privacy sia del donatore che dei riceventi. Ogni individuo è potenzialmente portatore di innumerevoli mutazioni che, nella maggior parte dei casi non hanno alcuna manifestazione.
In combinazione con altre mutazioni, però, esse potrebbero dare origine a patologie. Questo fa sì che lo screening genetico completo non possa essere eseguito solo sul donatore, ma debba essere esteso anche al partner fertile della coppia. Si tratta di una serie di esami inutili ai fini del trattamento che però possono portare alla luce situazioni che una persona in cerca di un figlio non è necessariamente intenzionata a conoscere (predisposizione a patologie tumorali, neurodegenerative, ecc.). E’ per questo motivo che, nella nostra ottica, costringere le persone a eseguire queste analisi costituisce una forma di eugenetica. Un ultimo aspetto estremamente grave è legato al fatto che questa misura si applicherebbe solo ai donatori italiani, mentre non sarebbe richiesta per i gameti reperiti presso banche site in Paesi ove le normative vigenti non prevedono questo requisito.
2 – Com’è al momento la situazione sulla fecondazione assistita in Italia? Quali sono i tempi?
Il diritto di accesso alle cure in Italia non è uguale per tutti. Dopo la decisione della regione Puglia di non rimborsare più le prestazioni di «Procreazione Medicalmente Assistita» sia omologa che eterologa ai propri cittadini diretti verso altre regioni italiane, anche Calabria, Sicilia, Campania hanno deciso di accodarsi. Ancora incerta la situazione alla Regione Lazio. Salta così uno dei pilastri del sistema sanitario pubblico: la garanzia per i cittadini italiani di poter accedere in condizioni di parità alla prestazione sanitaria su tutto il territorio nazionale a prescindere dalla regione di provenienza. A farne le spese tutte quelle coppie del Sud che nell’impossibilità di ricevere una prestazione di fecondazione assistita per mancanza di centri pubblici o privati convenzionati in grado di effettuarla, ovvero per gravi difficoltà o interminabili liste di attesa nella propria regione, potevano recarsi in altre regioni per usufruire della prestazione.
La mobilità tra Nord e sud del paese, per questo tipo di prestazioni, arriva fino a punte del 90% in Calabria. Alcune regioni (Toscana, Emilia, Veneto) hanno inserito la Pma nei livelli essenziali di assistenza (Lea) regionali con la conseguenza di far pagare solo un ticket per la prestazioni. La maggior parte delle Regioni pur non avendo inserito questi trattamenti nei Lea regionali rimborsavano la prestazione alla regione in cui i propri cittadini si recavano utilizzando anche le somme predisposte in virtù di legge 40/04. Infatti in forza delle sentenze della Corte Costituzionale della Corte Europea dei diritti dell’Uomo che hanno profondamente modificato la legge 40/04, l’impossibilità ad avere una gravidanza a termine per la coppia è stata considerata patologia che limitando un diritto fondamentale quale è quello alla genitorialità e a costituire per questa via una famiglia, costituiscono un aspetto essenziale di tutela del diritto alla salute di cui il servizio sanitario pubblico non può non farsi carico. Molteplici i problemi anche da un punto di vista legale che si pongono. Innazitutto, nell’immediato, la questione investe le prestazioni in corso. Infatti, per questioni elementari di affidamento nonchè di tutela della salute chi ha già iniziato il percorso terapeutico, con esami e assunzioni di medicinali, non potrà interromperlo.
In tal senso sono già state inviate diffide ai centri pubblici e privati di Pma che, alla luce delle decisioni regionali, intendevano sospendere le prestazioni. Più in generale, si pone il problema di una macroscopica lesione del diritto di uguaglianza tra tutti i cittadini rispetto alla medesima prestazione sanitaria, con grave penalizzazione tra nord e sud e tra regione e regione. In pratica le coppie toscane potranno accedere alla prestazione di Pma (omologa ed eterologa) pagando un ticket di 500 euro, quelle calabresi, campane, pugliesi dovranno pagare di tasca propria la prestazione (da 4000 euro in su oltre alle spese di viaggio e soggiorno). Decine le richieste giunte all’Associazione Luca Coscioni e alle varie associazioni di tutela dei pazienti per ricevere assistenza legale per la predisposizione delle diffide e di possibili ricorsi. In considerazione delle caratteristiche comuni delle domande e dei possibili percorsi giudiziali, è allo studio la realizzazione di una «class action» che possa unire le centinaia di coppie che subiranno un gravissimo danno da questi provvedimenti. Il Garante per la protezione dei dati personali ha risposto alla segnalazione che abbiamo effettuato insieme alle associazioni di pazienti sulla presunta violazione dei dati dei donatori dei gameti e dei nati per per le leggi nel nostro Paese invece sono dati protetti. Il Garante ha accertato che la violazione c’è stata da aprile a fine giugno 2015 e sta valutando le sanzioni amministrative da applicare.
Il Direttore del Centro Nazionale Trapianti, dr. Nanni Costa, è responsabile di aver chiesto ai centri di fecondazione e alle Regioni i dati personali sensibili in chiaro via fax dei donatori e le informazioni sui nati da eterologa, violando la stessa legge 40. E’ un fatto gravissimo, che espone a seri rischi personali i donatori ed espone le famiglie ad una violazione della loro vita famigliare. Al fine di ristabilire la credibilità della donazione di gameti e della fecondazione eterologa in Italia, reintrodotta in Italia dalla Corte costituzionale contro una politica irresponsabile, chiediamo alla Ministra Beatrice Lorenzin di esigere immediatamente le dimissioni del Direttore del Centro Nazionale Trapianti.
3 – Perché il Ministro della Sanità Beatrice Lorenzin vuole ostacolare la possibilità di diventare genitori attraverso la fecondazione eterologa?
Sinceramente non lo so. Sarebbe facile applicare le leggi modificate dalla Corte Costituzionale, ci si aspetta che il Ministro della salute sia il ministro di tutti, anche di chi è contrario a queste tecniche. Invece pare che voglia muoversi solo nell’immettere nuovi ostacoli. C’è una parte della politica che non si arrende alla cancellazione dei divieti che la Corte costituzionale ha effettuato. Quella parte della politica consapevole che mai nessuna legge potrà reintrodurre tali divieti, cerca in via indiretta di introdurre ostacoli in modo più subdolo, influendo tecnicamente su aspetti della materia che è difficile anche spiegare ai non addetti ai lavori, ma gli esempi di cui sopra forse possono rendere l’idea.
4 – Intendete procedere con iniziative giudiziarie anche in questo caso?
Si , decisamente si. Il rispetto dei diritti delle persone è una questione su cui non possiamo soprassedere. Gli ultimi fatti hanno determinato una violazione della privacy di tante coppie e nati e dei donatori.