La proposta di legge che prevede la eliminazione degli stipendi in contanti è stata approvata dalla Camera e ora sbarca in Senato per il sì

Arriva in Senato per il sì definitivo la proposta di legge che prevede la eliminazione degli stipendi in contanti. La lotta contro gli stipendi troppo bassi è giunta così a un punto di svolta molto importante.
La Camera ha infatti approvato la proposta di legge che prevede la tracciabilità delle retribuzioni e che ora passa, quindi, all’esame del Senato.

Ma cosa prevede, nel dettaglio, il ddl?

I datori di lavoro non potranno più retribuire i lavoratori utilizzando stipendi in contanti. Ma anzi, dovranno necessariamente utilizzare i bonifici, gli assegni o le disposizioni di pagamento fatte alle banche o alle poste.
In questo modo, si punta ad eliminare la pratica – diffusissima – di alcune aziende di corrispondere ai lavoratori delle somme inferiori ai minimi previsti dai contratti collettivi.
Il tutto ovviamente utilizzando i contanti e pretendendo la firma delle buste paga a importo pieno dietro minaccia di licenziamento.
Una vergogna che, grazie a questa proposta, potrebbe avere finalmente fine.

In riferimento a questo ultimo aspetto, il disegno di legge afferma che la sottoscrizione della busta paga da parte del lavoratore non costituisce una prova del fatto che la retribuzione sia stata pagata e sia stata pagata integralmente.

Un punto fondamentale della proposta di legge ora al vaglio del Senato.
Rispetto alla precedente versione del Ddl, la Camera ha tuttavia varato un testo che risulta meno gravoso per il datore di lavoro.
È scomparso, infatti, l’obbligo di inserire nella comunicazione obbligatoria al centro per l’impiego gli estremi dell’istituto bancario o dell’ufficio postale cui è affidato il pagamento della retribuzione.
Così come è scomparso l’obbligo di aggiungere una loro dichiarazione che attesti l’attivazione del canale di pagamento a favore del lavoratore.
Ne consegue, pertanto, che viene meno anche la sanzione ipotizzata per l’omessa comunicazione, che nella precedente versione del disegno di legge era quella della sanzione amministrativa pecuniaria pari a 500 euro.
 
 
 
 
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