L’allarme dei pediatri. Per non favorire la disabilità. E le autorità stanno a guardare

 

Nel corso degli studi e delle ricerche orientate da oltre un decennio alla trattazione dei problemi riguardanti l’educazione e la formazione dei minori con particolare riguardo a quella delicata fase dell’infanzia che, come ormai si sa, ha e mantiene un’importanza fondamentale per il successivo sviluppo del bambino, ho più volte sottolineato quale pericolo potesse rappresentare  per i neonati l’uso precoce dei dispositivi digitali. E quale impatto devastante potesse rappresentare la disponibilità di tablet e smartphone e di schermi digitali in mano ai neonati, qualora tale uso divenisse una consuetudinaria abitudine prima dell’età scolare (Anna Baraldi abstract Grafologia e Infanzia).

Spezzando una lancia, si fa per dire,  a favore delle improvvide  disposizioni emanante dal MIUR e dalla ministra Fedeli, a proposito di decaloghi inutili e progettazioni mirate soltanto a “fakes resolutions”, va detto, sottolineato e testimoniato come  certe caratteristiche in capo  ai vertici di governo e dei ministeri siano trasversali, anche alle gestioni del passato più recente. L’incoerenza, la coazione a ripetere l’errore di freudiana memoria sono un brand ministeriale in particolare e, più in generale,  governativo. Una genetica rappresentazione delle peggiori performances  messe in atto nell’avvicendamento dei diversi ministri e dei corrispettivi governi. Una sorta di emulazione negativa che si ripropone tra l’altro, anche ai più bassi livelli della nostra società, per quanto riguarda fenomeni sociali di forte impatto emozionale, anche e soprattutto, se negativamente orientati. Certo ci si aspetterebbe che nelle stanze dei palazzi del potere sedessero uomini e donne con un alto profilo professionale, di grande esperienza e di alta moralità. Purtroppo gli avvicendamenti dei tanti ministri che hanno occupato le prestigiose stanze dei palazzi ministeriali evidentemente sono serviti a rappresentare in modo efficace il rispecchiamento del trend, presente anche nella nostra società contemporanea,  in cui l’edonismo, il protagonismo, ed il consenso politico nazionale ed internazionale sono, trasversalmente ai vari avvicendamenti,  le prioritarie preoccupazioni degli uomini e delle donne di potere. In questa rappresentazione che riflette gli stili di una società in cui l’apparire ha soppiantato l’essere, prestando il fianco ad una governance dissoluta, orientata alla soddisfazione materiale di pochi e disattenta ai concreti bisogni dei tanti, non si è consolidata la tensione ad analizzare i cambiamenti epocali dei  modelli culturali divenuti multiculturali e le trasformazioni socio-antropologiche intergenerazionali che hanno cambiato la società dalle sue radici.  Una governance lungimirante si sarebbe dedicata a ricercare stakeholders  di elevato prestigio, competenza, professionalità e soprattutto super-partes,  con una passionale propensione a fronteggiare le problematiche sociali, ma prima ancora quelle didattico-educative e formative, molto prima che le stesse assumessero il carattere di emergenze vere e proprie.  L’evidenza delle quali appare testimoniata concretamente,  anche solo prendendo in esame  quelle riguardanti la famiglia e la scuola, insieme alla mancanza di un ricambio generazionale per l’abbassamento dei tassi di natalità che progressivamente hanno decretato il ripensamento di nuovi modelli culturali e di stili di vita,  improntati alla contingenza delle soluzioni. Purtroppo,  l’assolutizzazione dei “mezzi”  genera “fini” che in realtà costituiscono i fini del potere di forgiare persone con sempre meno autonomia, responsabilità e capacità critica. Esattamente il contrario di ciò che servirebbe per una partecipazione democratica e responsabile di tutti alla gestione della cosa pubblica. E non c’è alcun dubbio che l’eccessiva propensione dei vertici istituzionali, del MIUR in particolare,  ad assolutizzare l’innovazione della tecnologia digitale come rimedio di tutti i mali e come soluzione a tutte le emergenze, abbia influenzato, se non addirittura condizionato,  l’educazione e la formazione anche per quanto riguarda la famiglia.

Una riprova concreta di ciò è data proprio dall’introduzione dei dispositivi digitali, tablet e smartphone, nella fase dell’infanzia,  anche per quanto riguarda l’educazione familiare. Infatti è sempre più dilagante la tendenza da parte dei genitori ad utilizzare tali dispositivi digitali  come strumenti di intrattenimento  ludico per i propri figli neonati, O, peggio ancora,  come elemento di orgoglio rispetto a presunte attribuzioni di talenti e abilità in un campo, talvolta ostico,  per gli adulti. Purtroppo,  niente di tutto quello che inorgoglisce i genitori relativamente ad un abile uso della tecnologia digitale  da parte dei figli  neonati corrisponde effettivamente al benessere del bambino in età prescolare  e facilmente ne condiziona il corretto sviluppo e ne pregiudica anzi le abilità future (Articolo di Repubblica, 4 Giugno 2014 – La rivincita della penna, chi la usa ha più memoria) . Infatti è dimostrato anche nell’allarme espresso dai pediatri che il confronto diretto, specialmente se continuativo nel tempo, riduce le abilità attitudinali costitutive, e sicuramente preclude lo sviluppo di quelle relazionali di tipo personale. La sovrapposizione poi del mondo virtuale a quello reale  certo non favorisce neppure, nella fase infantile,  una vera distinzione della diversa natura dei rapporti umani: da quelli  vissuti direttamente nel contatto personale con l’altro rispetto a quelli mediati dai mezzi tecnologici digitali  attraverso la rete. Nel caso di questi ultimi la digitazione sulla tastiera del computer e la sensibilità tattile degli schermi digitali sono  la massima espressione emotiva e  sentimentale,  percepita nell’interazione virtuale  con l’altro,  che offusca e vanifica tutti i sentimenti autentici che nella vita reale si formano proprio nel contatto personale con l’altro da sé.

Analizzando le contraddizioni che sono state e sono alla base degli attuali fallimenti possiamo, senza possibilità di smentita,  osservare che se la formazione del bambino nella primissima infanzia, viene affidata al precoce utilizzo prolungato e continuativo di dispositivi digitali  questo possa compromettere non solo il suo sviluppo cognitivo e intellettivo, ma anche quello relazionale.  Se viene destituita l’importanza di favorire in quella fascia di età  una corretta educazione ai sentimenti, alle emozioni, alla reciprocità, al rispetto della propria persona e dell’altro da sé, in modo diretto e personale, questo può nel tempo preludere  facilmente ad una considerazione futura disvaloriale dell’altro “sconosciuto”, o meglio conosciuto attraverso la barriera dei dispositivi digitali. Una condizione di abuso interattivo, se prolungato e continuativo, che pone il bambino già nella fase infantile nella condizione di vivere la re-lazione  con l’altro da sé  in modo mediato con un coinvolgimento emotivo ed affettivo,  diluito dal filtro della rete virtuale e dagli schermi digitali che anestetizzano i sentimenti di empatia verso la diversità. E questo specialmente se il “diverso” è più fragile, e purtroppo forse “non troppo diverso” dal bersaglio da abbattere,  presente nei tanti video giochi, molti dei quali estremamente violenti, presenti in rete. E’ la cura della persona fin dall’infanzia, affrontata tenendo conto di tutti gli aspetti costitutivi e delle potenzialità attitudinali, del temperamento, del carattere,  dell’intelligenza, della sfera emotivo-affettiva e relazionale di ogni bambino, praticata in modo sistematico ed organico, scientificamente misurabile e riproducibile E’ la cura della persona fin dall’infanzia, affrontata tenendo conto di tutti gli aspetti costitutivi e delle potenzialità attitudinali , del temperamento, del carattere,  dell’intelligenza di ognuno che concorre  allo sviluppo corretto ed equilibrato della personalità e quindi in ricaduta determina l’abbassamento delle situazioni di emergenza per quanto riguarda l’ambito familiare, scolastico e sociale. Tale siffatta modalità di cura della persona fin dall’infanzia è  coincidente con il  modello della  “FIIP” (Formazione Integrale ed Integrata della Persona)  PROTEZIONE/PREVENZIONE UNDER 18: FORMAZIONE INTEGRALE ED INTEGRATA DELLA PERSONA .  La FIIP si fonda sul rapporto che ogni comportamento è il prodotto della persona con l’ambiente assegnando a tale funzione un’interpretazione dei fenomeni osservati di tipo trasversale ai diversi contesti. Questo tipo di approccio può effettivamente costituire una svolta per arginare il disagio sociale, partendo dalle origini e quindi da quello individuale, ed interpersonale,  emergente  a livello familiare e scolastico nei rapporti educativi e formativi messi in relazione fra loro. La cura della persona,  così praticata fin dall’infanzia  concorrendo  allo sviluppo corretto ed equilibrato della personalità,  rappresenta  l’unica forma di prevenzione globale delle problematiche riguardanti la sfera della personalità nel percorso dinamico di crescita di bambini, ragazzi e adolescenti.

Dott.ssa Mara Massai

Sociologa, Dottore di ricerca in Criminologia

esperta in Tecniche Investigative in Criminologia e Vittimologia

Project Manager

Presidente di AS.SO.GRAF. (Associazione Culturale di Sociologia e Grafologia)

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