L’allarme del presidente dell’Associazione Difesa Orientamento Consumatori: tra le 203 prestazioni che passano a carico del cittadino in base alla nuova linea imposta dal Decreto appropriatezza, anche molti esami importanti sotto il profilo della prevenzione

Roberto tasciniDall’entrata in vigore del Decreto appropriatezza, anche detto Decreto Lorenzin, 203 prestazioni mediche saranno a carico del cittadino, a causa delle restrizioni imposte alla fruizione del ticket.

Il nuovo decreto, infatti, individua e definisce le condizioni di “appropriatezza prescrittiva”  in base alle quali erogare prestazioni riguardanti Odontoiatria, Genetica, Radiologia diagnostica, Esami di laboratorio, Dermatologia allergologica, Medicina nucleare. Le condizioni di erogabilità riguarderanno lo stato personale e clinico del paziente e la la finalità terapeutica, diagnostica, prognostica o di monitoraggio.

Ma questo taglio interessa anche analisi generalmente svolte in ambito preventivo, come spiega a «Responsabile Civile» Roberto Tascini, presidente di Adoc (Associazione Difesa Orientamento Consumatori), che lancia un preciso allarme: con il taglio dei ticket si rischia una “fuga” degli italiani dalla prevenzione, dal momento che molte prestazioni, fuori tutela, diventerebbero troppo costose parte della popolazione.

Dottor. Tascini, quali sono le perplessità di Adoc sul Decreto appropriatezza?

Partiamo col dire che le finalità di questo decreto ovviamente sono quelle di ottimizzare e razionalizzare la spesa del servizio sanitario e, in effetti, probabilmente nell’ambito delle prescrizioni mediche e degli esami diagnostici ci sono stati in passato, e ci sono ancora oggi, degli sprechi, cioè degli utilizzi eccessivi e impropri. La nostra preoccupazione, però,  è che quando si interviene in maniera un po’ generalizzata, con una sorta di ascia, si può rischiare di colpire soggetti oggettivamente più deboli. Riteniamo che l’intervento dovesse essere fatto in maniera più calibrata.

Può essere più preciso?

Che siano regolamentate e utilizzate in maniera più mirata le prescrizioni ci sta. Ma, pur mantenendo inalterata la copertura per le patologie più gravi e per le finalità terapeutiche diagnostiche e prognostiche,  molte nelle 203 prestazioni che saranno a carico del paziente, rientrano molti esami che solitamente sono svolti nell’ambito di una corretta prevenzione.

Cioè esami che possono giocare un ruolo chiave nella salute dei pazienti?

Esatto. Esiste tutta una zona grigia molto ampia che è composta da persone che proprio attraverso questi esami svolti periodicamente possono anticipare e prevenire patologie, anche importanti.

Tra l’altro, sulla prevenzione, sono stati pubblicati dati piuttosto preoccupanti…

Le statistiche pubbliche ci dimostrano che già una fetta molto ampia di popolazione rinvia visite mediche e accertamenti diagnostici  perché non ha le condizioni economiche per fronteggiarne i costi. Si tratta di un fenomeno  in atto da tempo e questo provvedimento rischia solo di ampliare questa platea di persone.

Quali sono le cure più trascurate?

Un settore molto critico è quello delle cure odontoiatriche, trascuratissimo dagli italiani anche per una questione culturale. Già oggi solo 1  italiano su 4 si cura e si fa visitare in maniera sistematica e periodica da un dentista. Con questo nuovo tipo di meccanismo, visto che nel taglio sono incluse quasi tutte le prestazioni odontoiatriche, rischiamo l’insorgere di una situazione catastrofica: si rischia ulteriormente di peggiorare lo stato di salute dei cittadini.

Prima diceva che l’intervento avrebbe dovuto essere più calibrato. Ci può chiarire meglio cosa intende?

Quando si fanno questi interventi bisognerebbe tener conto dell’impatto che poi hanno. Porre dei paletti va bene, ma nel taglio delle esenzioni non figurano solo esami rari o particolari, ma anche esami che ormai rientrano nello screaning comune di moltissimi pazienti e che sono importanti sotto il profilo della prevenzione. Esami che potremmo definire “di routine”, come quello del colesterolo. Si dovrebbe magari prevedere che si possa utilizzare una sola prescrizione l’anno, magari due, a seconda del tipo di interventi, ad esempio.

A cura di Monica Gasbarri

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