Il 60 per cento riguarda cittadini stranieri. Inversione di tendenza rispetto al quinquennio 2009-2013

In Italia 126 bambini sotto i 15 anni si sono ammalati di tubercolosi nel 2013, erano 184 nel 2009. La riduzione dei casi nel quinquennio considerato si è osservata inizialmente anche nella popolazione generale con 3.153 nuovi casi nel 2013 a fronte dei 4.300 del 2009. Ma negli anni successivi, secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, c’è stata una nuova tendenza all’aumento, con 3.680 casi registrati nel 2014, e circa 3.769 nel 2015, con un crescente aumento di circa il 20%.
Il 60% delle notifiche riguarda cittadini stranieri. In Europa, rispetto al resto del mondo, si registra una bassa mortalità pediatrica per questa malattia, pari al 2%, che arriva all’8% nei bambini con coinfezione tubercolosi/immuno-deficienza umana (HIV). “Questo dato confortante – spiega Laura Lancella dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, centro di riferimento per la cura di questa malattia – è in relazione all’elevata percentuale dei pazienti pediatrici che ricevono un adeguato trattamento per la malattia e dei bambini sotto i 5 anni sottoposti a terapia preventiva quando entrano in contatto con persone infette. I più piccoli presentano un’aumentata suscettibilità verso questa infezione in quanto il loro sistema immunitario non ha ancora completato il percorso maturativo. Il rischio di contrarre la tubercolosi per contatto con persone infette è del 43% nei bambini sotto i 12 mesi, del 24% nei bambini tra 1 e 5 anni e del 15% negli adolescenti”. “
I nuovi casi di tubercolosi” nel mondo, secondo la Simri, Società Italiana Malattie Respiratorie Infantili, sono stati 9,6 milioni nel 2014 e 10,4 milioni nel 2015; di questi ultimi 1,2 milioni erano bambini. Il 60% dei malati è rappresentato dalla popolazione di sei Paesi (India, Indonesia, Cina, Nigeria, Pakistan e Sud Africa). Uno studio recentemente pubblicato su Lancet Infectious Diseases ha analizzato la mortalità per tubercolosi in 82.436 bambini da 0 a 14 anni in 3 diverse epoche: prima dell’introduzione di terapie specifiche (fino al 1946), tra il 1946 e il 1980 quando ancora non si trattavano tutti i bambini, e dopo questa data che ha visto l’introduzione dei farmaci antivirali contro l’HIV. Nel primo periodo, quello in cui non esistevano farmaci antitubercolari, la mortalità pediatrica era pari a circa il 22%: sotto i 5 anni raggiungeva il 44% rispetto al 15% nei bambini in età compresa tra 5 e 14 anni. L’analisi ha evidenziato una mortalità particolarmente elevata in caso di mancata diagnosi o di inadeguato trattamento dei piccoli, specialmente se residenti in aree endemiche per tubercolosi e HIV.
“In presenza di altre infezioni come l’HIV – conclude Lancella – la mortalità è più elevata. È importante ricordare che il paziente pediatrico con tubercolosi è il cosiddetto ‘evento sentinella’ che induce i medici a ricercare l’infezione tra coloro che si prendono cura del bambino. Quest’ultimo, infatti, non è quasi mai contagioso, è l’adulto che diffonde la malattia”.

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