Nato nell’immediato dopoguerra, l’Unione Donne Italiane nasce con lo scopo di “unire tutte le donne italiane in una forte associazione che sappia difendere gli interessi particolari delle masse femminili e risolvere i problemi più gravi e urgenti di tutte le donne lavoratrici, delle massaie e delle madri”. Dopo aver cavalcato le spinte emancipazioniste, l’UDI denuncia negli anni ’60 il doppio lavoro a cui sono costrette le donne e chiede che il lavoro casalingo sia riconosciuto come lavoro vero e proprio, battendosi per la pensione alle casalinghe.

Negli anni settanta l’associazione si concentra sulla formazione del sé attraverso gruppi di autocoscienza collettivi studenteschi, volti al superamento della ghettizzazione dell’immaginario collettivo della donna. Con l’Undicesimo Congresso nazionale (Roma, maggio 1982) si decide di abbandonare la struttura organizzativa verticistica e centralizzata dell’Associazione, decidendo di intraprendere nuove forme di relazione politica tra donne come l’autoconvocazione, l’autoproposizione, l’autofinanziamento. Questo processo di crescita si conclude tra il 2002 3 il 2003 con il Quattordicemo Congresso aprendo una nuova fase, caratterizzata dal cambio del nome (Unione Donne in Italia) sottolineando l’intento di essere un luogo che accoglie le esperienze e i saperi delle donne.

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