Per il distacco della retina non esiste attualmente una terapia medica ma solo una terapia chirurgica. Senza intervento l’occhio finisce inevitabilmente cieco

Visione di fuliggine e di ‘mosche volanti’, associate spesso a lampi. Sono i sintomi da non sottovalutare e da sottoporre immediatamente all’attenzione dell’oculista perché indicano, quasi sicuramente, uno scollamento del vitreo, la gelatina che riempie l’occhio, che può formare una rottura che poi evolve in distacco della retina.

Ad affermarlo, in occasione del Congresso della Società Oftalmologica Italiana in corso a Roma, è Teresio Avitabile, Professore ordinario di Malattie dell’apparato visivo presso l’Università di Catania e Direttore della clinica oculistica dell’azienda ospedaliera universitaria “Policlinico-Vittorio Emanuele”.

Il distacco di retina è una delle malattie più gravi che colpiscono l’occhio e il suo trattamento chirurgico è uno dei più complessi. Fortunatamente si tratta di una condizione rara, con una prevalenza di circa un caso su 10mila abitanti ogni anno.

Ma rappresenta ugualmente un problema sanitario molto significativo, perché altamente invalidante per le persone che ne sono colpite.

“Per questa patologia Avitabile – spiega non esiste attualmente una terapia medica ma solo una terapia chirurgica, e senza intervento l’occhio finisce inevitabilmente cieco: chi è colpito da un distacco di retina non ha altra opzione che farsi operare”.

“La retina – chiarisce l’esperto – fa parte del sistema nervoso centrale, ed è perciò la parte più nobile dell’intero occhio. Le sue cellule non sono in grado di rigenerarsi e quindi i danni che subiscono sono irreversibili”.

Nel 30% dei casi poi la patologia risulta essere bilaterale. Ciò non significa che si presenta contemporaneamente in entrambi gli occhi, ma vuol dire che se colpisce un occhio, a distanza di tempo colpisce anche l’altro.

Trattandosi di una patologia a carico di una parte del sistema nervoso, va quindi affrontata con urgenza: quanto più è tardiva la diagnosi, tanto più si corre il rischio che il riaccollamento non avvenga, o che il recupero funzionale non sia completo.

“Il problema fondamentale – afferma ancora Avitabile – è che la retina staccata va in ischemia, e l’ischemia è tanto più importante quanto più il distacco si prolunga, rendendo il danno permanente. Il danno a un certo punto oltre che funzionale, diventa anche anatomico: la retina riattaccata si raggrinza, secondo un fenomeno noto come proliferazione vitreoretinica, dovuto alla formazione di una serie di membrane sulla retina stessa”.

Se, quindi, il paziente coglie per tempo i sintomi della rottura, e si rivolge a un oculista competente, questi può saldare il difetto con il laser, prevenendo tutte le complicanze. Se invece si arriva al distacco, l’importante è trattarlo in centri specializzati nel più breve tempo possibile.

“Non si tratta di un’emergenza ma di un’urgenza differita. E’ fondamentale affidarsi a mani esperte: le statistiche – conclude il professore – dimostrano per esempio che se il distacco si verifica di sabato, è meglio aspettare il lunedì successivo per farsi operare da un’équipe con una grande esperienza su questo tipo d’intervento che essere operati immediatamente da chirurghi più improvvisati; l’ideale è trattare il distacco entro 24 o 48 ore, massimo tre giorni”.

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