Il microchip è in grado di restituire una visione indipendente, senza l’ausilio di telecamere o occhiali

Misura circa 3 millimetri e grazie a 1.600 sensori è in grado di restituire una visione indipendente, senza la necessità di supporti esterni come telecamere o occhiali. Il microchip, impiantato per la prima volta in Italia all’ospedale San Raffaele di Milano, è un vero e proprio modello di retina artificiale.

La protesi sottoretinica hi-tech è stata utilizzata su una donna 50enne non vedente affetta da retinite pigmentosa. La paziente, fanno sapere dall’Ospedale, ora “sta bene ed è stata dimessa”, dopo un delicato intervento durato quasi 11 ore. L’operazione, finanziata da Banca Mediolanum, è stata condotta da un’équipe di specialisti in chirurgia vitreoretinica e oftalmoplastica dell’Unità di Oculistica, diretta da Francesco Maria Bandello.

La donna ora attende l’accensione del microchip che stimolerà gradualmente la retina, consentendole di ‘imparare’ nuovamente a vedere. Il microchip è stato pensato per persone che hanno perso la vista durante l’età adulta a causa di gravi malattie genetiche della retina, come la retinite pigmentosa.

Il dispositivo può ripristinare la percezione della luce e delle sagome di alcuni oggetti e persone circostanti.

Per gli esperti, è il “sistema di visione artificiale più evoluto al mondo”. Il funzionamento si basa sulla sostituzione dei fotorecettori della retina. Si tratta delle cellule specializzate (coni e bastoncelli) deputate a tradurre la luce in segnali bioelettrici che arrivano al cervello attraverso il nervo ottico. I fotorecettori ormai non più funzionanti vengono sostituiti da un fotodiodo, un microscopico apparato elettronico in grado di trasformare la luce in uno stimolo elettrico.

Il microchip viene inserito al di sotto della retina, in corrispondenza della macula, in modo da stimolare il circuito nervoso che naturalmente collega l’occhio al cervello. In questo modo si sostituisce all’attività delle cellule non più in grado di fare il loro lavoro.

Oltre al microchip, è stato posizionato dietro all’orecchio un circuito di collegamento che lo unisce all’amplificatore del segnale elettrico. Finora questo nuovo modello di protesi, denominato Alpha Ams, è stato impiantato in pochissimi pazienti ed esclusivamente in 2 centri europei. Ora la prima italiana.

 

 

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